L’ONU già da tempo può contare su una commissione volta a promuovere i diritti delle donne, a documentare la reale condizione delle donne nel mondo, a condividere standard di uguaglianza di genere a livello internazionale. Dal 22 aprile scorso tra i membri permanenti della commissione è stata inserita anche l’Arabia Saudita, un paese dove la discriminazione nei confronti delle donne è nota a tutti.

Nella commissione per i diritti delle donne dell’ONU ci sono 45 paesi membri e i nuovi eletti rimarranno in carica per 4 anni. Le votazioni sono avvenute a scrutinio segreto. Sono in molti a trovare la decisione alquanto anacronistica, dal momento che proprio l’ONU ha inserito l’Arabia Saudita al 134esimo posto su 145 nella classifica dedicata all’uguaglianza di genere.

In Arabia Saudita, non dimentichiamolo, le donne arabe e anche tutte le donne straniere non possono viaggiare o muoversi da sole, non possono guidare l’auto, non possono usare la bicicletta, non possono presentarsi in pubblico se accanto a loro non c’è un uomo, in alcuni campi vivono in uno stretto regime di apartheid, come nello sport o nei negozi, non possono accedere a determinate tipologie di voto.

Le donne in Arabia Saudita possono votare solo dal 2011 e solo alle elezioni amministrative.

Helen Clark, ex componente della commissione e primo ministro della Nuova Zelanda, giustifica la scelta:

[quote layout=”big”]E’ importante sostenere quei paesi in cui la condizione della dona è in evoluzione.[/quote]

Mentre c’è chi come Hillel Neuer, componente della commissione, la critica profondamente:

[quote layout=”big”]E’ come mettere un piromane a capo dei pompieri.[/quote]

Via | Corriere

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ultimo aggiornamento: 29-04-2017