Le prove Invalsi tornano a far palare di sé e questa volta nel mirino ci sarebbe la presunta discriminazione nei confronti dei bambini con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento che, proprio a causa delle modalità di somministrazione del test, verrebbero a trovarsi in una condizione di minor integrazione con il resto dei compagni di scuola. Non è certo la prima volta che i quiz Invalsi vengono fortemente criticati da docenti e genitori che, questa volta, sembrano aver deciso di agire con ancora più decisione: i membri del Cesp, il Centro Studi per la scuola pubblica, hanno, infatti, avviato una raccolta firme per denunciare la discriminazione nei confronti dei bambini disabili.

L’Invalsi è l‘Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione che, attraverso dei test scritti, si pone l’obiettivo di monitorare il livello di apprendimento degli studenti e la qualità della formazione offerta dalle scuole nazionali.

I protocolli per la somministrazione dei test Invalsi sono gli stessi in tutte le scuole ma, per i ragazzi con bisogni educativi speciali si verrebbero a creare delle problematiche che li metterebbero in ulteriore difficoltà; non possono, ad esempio, avere accanto l’insegnante di sostegno né leggere a voce alta a meno che non vengano allontanati dal resto della classe.

A colpire negativamente la maggior parte dei promotori della raccolta firme è l’obbligo di segnalare il codice di disabilità; in questo modo, infatti, i test verrebbero conteggiati separatamente e non inseriti nella statistica generale di cui fanno parte i quiz compilati dagli altri ragazzi, una modalità che sembra spingere verso il baratro dell’esclusione sociale tantissimi ragazzi.

Molto significative le parole di un’insegnante di sostegno membro del Cesp, una donna che conosce la realtà scolastica molto da vicino:

“l’istituto Invalsi vuole fotografare la realtà della scuola italiana, ma da questa foto escono tanti buchi perché gli oltre duecento mila alunni disabili non vengono considerati. È grave perché la scuola pubblica punta all’inclusività, mentre così si rischia di discriminarli senza esclusione di colpi”.

Fonte | Corriere

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ultimo aggiornamento: 16-05-2013