Già lo scorso anno avevamo toccato il tema più da vicino, commentando il bellissimo video “Disgusto o Umanità”, un collage di contributi dati da filosofi, attori e personaggi di cultura al tema dell’omofobia. Già, omofobia. Dal 2005 si celebra una Giornata Internazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica su un drammatico segno di inciviltà della società. Di tutte le società: l’intolleranza verso l’altro.

Ecco un nuovo 17 maggio su cui riflettere. Riflettere e fare due conti sulla situazione attuale, che esige una tutela nei confronti di gay, lesbiche e transgender. Il Capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, ha già lanciato la sua denuncia, definendo “intollerabili” le aggressioni ai danni degli omosessuali. Un invettiva che ha un po’ il sapore dell’ovvietà, ma ciò che è ovvio non è detto che poi lo sia per tutti, dato che percosse, insulti, sputi e gesti omofobici sono all’ordine del giorno. Ovunque.

Ci troviamo a commentare una situazione paradossale, come quella dell’8 marzo a ridosso dei casi di cronaca di violenza sulle donne e femminicidio. Anche in quel caso ci parevano ovvie le parole di chi si scagliava contro la pratica assurda di chi era convinto che fra i diritti dell’uomo ci fosse anche quello di poter violare il corpo e la psiche della propria compagna.

L’omofobia però, a differenza di quanto avviene per la donna, atavicamente vista come proprietà dell’uomo, è frutto dell’evoluzione storica. Era infatti ritenuto normale che un uomo o una donna fossero attratti da persone dello stesso sesso ai tempi dell’antica Roma e dell’antica Grecia. Le pagine più belle della letteratura romantica di quel periodo sono scritte da uomini per gli uomini e da donne per le donne. A sostegno del fatto che l’amore è universale, è un sentimento che non ha volto e non segue le convenzioni.

Poi arbitrariamente qualcuno ha deciso che i nuovi precetti religiosi dovessero necessariamente essere a tutela della famiglia, intesa come composta da padre di sesso maschile, madre di sesso femminile ed eventuali figli. E da quel momento in poi tutti coloro che non hanno “rispettato” questa visione delle cose sono di colpo diventati “invertiti”, “impuri”, “reietti”. E dire che quella religione che tanto oggi alza il dito con facilità contro le diversità, un giorno era nata come filosofia dell’amore universale, che abbatteva le disuguaglianze sociali e ci mostrava agli occhi di Dio come fratelli.

Come cambiano i tempi. Continueremo a insegnare nei licei la poetica di Saffo e a scrivere sui muri gli aforismi di Oscar Wilde, ma senza capirne la vera essenza. Chissà per quanto tempo ancora.

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ultimo aggiornamento: 17-05-2013