Credevo fosse amore e invece era un calesse. Tanto per citare il titolo di un bellissimo film del 1991 di Massimo Troisi. Quando ci prendiamo una cotta colossale non siamo sempre in grado di distinguere quanto sia infatuazione, attrazione fisica e quanto invece sia un sentimento più profondo, differente, duraturo. Tutte ci prendiamo una bella “scuffia” più volte nel corso della nostra vita, ma solo poche volte (o forse solo una) è vero amore. Vediamo come sondare meglio i nostri sentimenti e capire a che livello siamo.

La cotta, è bene dirlo, ha i suoi sintomi. E in effetti, proprio al pari di una malattia autoimmune, arriva, ci infiamma, ci strugge e poi se ne va indisturbata, lasciandoci qualche anticorpo. Specie in età adolescenziale (ma non è raro neppure dopo), si manifesta attraverso il cosiddetto colpo di fulmine, una vera e propria scarica elettrica che ci toglie il fiato nell’esatto istante in cui il nostro sguardo incrocia quello dell’oggetto del desiderio.

Da quel momento in poi fatichiamo a capire, vediamo solo lui (o lei), la lingua diventa felpata quando dobbiamo parlargli, ci sudano le mani, ci impappiniamo e il cuore ci batte all’impazzata. E questo avviene ogni qualvolta ci troviamo al suo cospetto, facendoci spesso e volentieri fare anche pessime figure o tradendo, nel peggiore dei casi, quell’interesse che invece vorremmo tenere celato.

Ovviamente, ogni età ha il suo livello di imbarazzo e quanto più si è giovani, tanto più si rischia di sembrare goffe e impacciate, non riuscendo neppure a controllare i rossori in viso e l’afasia improvvisa che talvolta coglie. In parte è anche una questione di carattere: le più timide sono quelle nella condizione più delicata, perché subiscono di più la mancanza di spigliatezza che spesso le tiene in un angolo. Le più spavalde hanno il problema opposto, perché talvolta diventano spaccone e rovinano tutto.

Alla luce di tutto questo, la cotta si contraddistingue anche per dei tempi piuttosto ridotti: come fuoco arriva, incendia la paglia e poi si spegne. Spesso accade quando, fatto scendere il presunto principe azzurro dal piedistallo, ci si rende conto che è meno bello, bravo, perfetto di quando non pensavamo. A volte invece, la cotta passa da se, magari perché ne sopraggiunge una nuova (tipico nei teenagers) e a volte perché il cuore smette di tormentarci e il cervello torna ad avere spazio.

In tutto questo ci si barcamena fra un desiderio di piangere, ridere, raccontare quello che proviamo ad amiche e diario, cercare le condizioni per incontrarlo ancora, immaginare come staremmo insieme alla persona che ci piace. La frenesia è quella classica da “io e te 3 metri sopra il cielo”. Anche se magari lui è ancora all’oscuro di tutto! Eh già, altro sintomo è che mai e poi mai la cotta si rivela al diretto interessato.

Quasi sempre si attende che gli eventi prendano un certo corso, stimolando la sua curiosità nei nostri riguardi e sperando che anche lui ricambi un po’ di quell’interesse. E l’amore allora quando arriva? Forse dopo, forse mai. Chi ama davvero sa che fuori dall’attrazione, fuori dalla giovinezza che svanisce con il tempo, fuori dai capricci del cuore, c’è un sentimento che non conosce ostacoli.

L’amore, al contrario di ciò che si pensa, è un sentimento terreno che arriva quando si scende dalla soffice nuvoletta rosa e ci si sporca le mani. Quando ci si scopre più uniti quando passano le crisi e le brutte giornate. L’amore è un sentimento che cresce quando si è in due, anche se non è raro amare una vita qualcuno che non ricambia o che magari non c’è più, ma ha lasciato il suo marchio a fuoco sul nostro cuore.

Amore è il primo come l’ultimo dei giorni che il destino ci ha concesso di vivere insieme. Non esiste un termine a questo sentimento, non infiamma, ma scalda, con costanza e senza consumare. E questa, bambine care, rispetto alla cotta, capirete che è tutta un’altra storia.

Foto | da Flickr di ZeePack

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ultimo aggiornamento: 21-07-2013