La tiroidite di Hashimoto è una malattia della tiroide di origine autoimmune, e rappresenta anche una delle più comuni cause di ipotiroidismo, ovvero ridotta produzione di ormoni tiroidei T3 e T4.

La tiroide è una importantissima ghiandola endocrina a forma di farfallina, situata nella nostra gola, la quale produce ormoni responsabili de regolare moltissime funzioni del corpo, come ad esempio il nostro metabolismo basale.

Non a caso uno dei primi sintomi legati ad una disfunzione tiroidea è una variazione del peso corporeo (nel caso di tiroidite di Hashimoto si verifica un notevole aumento di peso), non giustificato dal tipo di alimentazione. Questa malattia porta ad una distruzione vera a propria della tiroide, provocata dall’azione dei linfociti T (globuli bianchi con funzione di anticorpi, prodotti dal nostro sistema immunitario), che improvvisamente decidono di “attaccare” la ghiandola compromettendone la funzionalità e neutralizzando l’azione degli ormoni.

Non si sa di preciso perché questo avvenga, come per molte altre malattie autoimmuni (tra cui l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico), il meccanismo che scatena questa anomala reazione degli anticorpi è oscura, anche se ci sono dei fattori di rischio da tenere presenti. Tra questi la familiarità (intesa come predisposizione genetica), la gravidanza e le menopausa tra le donne (in genere molto più colpite degli uomini dalle infiammazioni della tiroide). Vediamo i sintomi della tiroidite di Hashimoto, che poi coincidono con l’ipotiroidismo:

  • Aumento di peso
  • Stanchezza cronica, sonnolenza diurna
  • Perdita di capelli fino all’alopecia
  • Pelle spenta e unghie fragili
  • Ipersensibilità al freddo
  • Riduzione della sudorazione
  • Variazioni dell’umore, ansia, depressione
  • Tachicardia
  • Cali di memoria, difficoltà di concentrazione
  • Polimenorrea e irregolarità mestruali
  • Facilità all’aborto

Una volta “innescata” la tiroidite di Hashimoto diventa cronica, in altre parole non è una malattia da cui si possa guarire. Quello che, però, si può fare una volta giunti alla diagnosi (per giungere alla quale occorrono gli esami del sangue con dosaggi ormonali e un’ecografia della tiroide) è tenere a bada i sintomi attraverso la somministrazione di una terapia ormonale sostitutiva da seguire a vita. In molti casi gli endocrinologi preferiscono asportare direttamente la ghiandola (cosa che non crea alcun problema) e procedere alla terapia ormonale.
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ultimo aggiornamento: 04-10-2013