Il Cardirene è un farmaco anti trombotico, a base di acido acetilsalicilico (lo stesso principio attivo dell’aspirina, che infatti è anch’esso un anticoagulante) che in gravidanza si può assumere ma solo dietro stretto controllo medico e solo fino al sesto mese.
Questo medicinale è in genere prescritto in caso di disturbi venosi profondi, per prevenire eventi come la trombosi coronarica, o l’ischemia arteriosa occlusiva.

In buona sostanza i suoi principi attivi mantengono fluido il sangue e evitando che si formino coaguli (o trombi) che possono occludere un’arteria a provocare infarti, ischemie e ictus. E’ necessario per tutti quei pazienti afflitti da cardiopatie o reduci da eventi cardiaci, o sofferenti di angina pectoris instabile. Anche una donna incinta può avere questo tipo di disturbi, e rischiare di andare incontro ad una trombosi durante la gestazione.

In questi casi, come profilassi preventiva, è possibile che la futura mamma assuma il Cardirene, considerando che durante i nove mesi della gestazione sarebbe meglio astenersi dall’assunzione di qualunque farmaco di sintesi? La risposta è sì, ma con estrema cautela. Nello specifico, l’uso occasionale (quindi non prolungato) del Cardirene è considerato privo di effetti collaterali nel primo trimestre di gravidanza.

Invece questo farmaco non dovrebbe essere assunto durante l’intera durata della gravidanza, e soprattutto non nell’ultimo trimestre, perché rendendo più fluido il sangue può concorrere a favorire emorragie nella madre e nel feto, ritardi del parto e allungamento dei tempi del travaglio.

Per la stessa ragione sono in genere sconsigliati (tranne singoli casi che naturalmente valuterà il medico) tutti i farmaci a base di acido acetilsalicilico. In caso di madre che abbia avuto un ictus o sia a rischio ischemico o trombotico, naturalmente, il Cardirene può essere assunto nel dosaggio stabilito dal medico per evitare rischi per la vita stessa della paziente e del suo bambino.

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ultimo aggiornamento: 12-10-2013