Forse non tutti sanno che, nei paesi arabi, oltre ad una serie di doveri e divieti diretti imposti alle donne, ce ne sono anche altri che scaturiscono dai primi. Uno su tutti il divieto di guidare che deriva dall’impossibilità, sancita da un’interpretazione restrittiva del Corano, per le donne di mostrarsi in pubblico non accompagnate dal marito o da un famigliare maschio adulto.

E così nel calderone dei “non devi” è finita anche la guida che, Maometto non voglia, è anche un chiaro segno di indipendenza dei soggetti. Contro la legge che tiene banco al principio religioso si erano scagliate in passato molte donne, fra cui la giornalista saudita Wajeha Al-Huwaider che durante un 8 marzo si era messa in macchina facendosi filmare al volante.

Questo accadeva già nel 2008 e come risposta a questo segnale forte che aveva mobilitato anche un certo numero di donne, motivate ad imitare Wajeha, il governo aveva agito in modo punitivo verso i trasgressori. Salvo poi temperare un po’ la legge concedendo la guida alle donne previa soddisfazione di alcuni vincoli, fra cui la presenza in auto di un tutore di sesso maschile e il rispetto di fasce orarie ben precise in cui esercitare tale diritto. Un diritto orario insomma, come le targhe alterne.

Oggi le signore col velo, giustamente stanche dei divieti medievali, ci riprovano e coraggiosamente mettono sul web dei filmati che le colgono nell’atto di guidare. Youtube è impazzito da una settimana e sta registrando un numero sempre crescente di video amatoriali personali o figli delle varie emittenti televisive mondiali che stanno pubblicizzando la manifestazione. Inutile dire che fra i media non c’è Al-Jazeera. Ma non avevamo dubbi.

Dal canto suo il giornale The Guardian ha prodotto un bell’articolo sul drive-mob (concedeteci la licenza) di oggi, raccontando le storie di alcune delle aderenti all’iniziativa. Online intanto si raccolgono firme per una petizione ufficiale da indirizzare a re Abdullah per vedere finalmente riconosciuto il diritto di guida senza restrizioni. A caldeggiare la causa anche tre membri femminili del Majlis-ash-Shura, il consiglio consultivo islamico.

Speriamo che stavolta la protesta porti a qualche frutto. Sarebbe un bel passo avanti verso la tanto agognata parità delle donne arabe.

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ultimo aggiornamento: 26-10-2013