Una coppia su cinque ha difficoltà a concepire, spesso le cause sono sconosciute, a volte ci sono patologie nella donna e nell’uomo, ma di certo la situazione lavorativa italiana non aiuta: come si può pensare di metter su famiglia se non si ha almeno uno stipendio sicuro? Le coppie si “sistemano” tardi e l’orologio biologico non fa sconti a nessuno. Sono sempre di più le coppie che affidano le loro speranze ai medici, alle stimolazioni ormonali, alla fecondazione assistita e ai farmaci.

Quando i problemi sono abbastanza gravi e, nonostante le tecniche di fecondazione, non si riesce a concepire, una delle ultime chance è rivolgersi all’Estero, dove le leggi sono diverse, più libere, e meno condizionate dal fatto di trovarsi in uno Stato di religione cattolica. Una delle opzioni che in Italia non si può avere è la fecondazione eterologa, cioè utilizzare un gamete esterno alla coppia, quindi lo sperma o l’ovulo di un donatore, oppure nei casi limite anche l’utero in affitto, una pratica che qui da noi sembra assurda ma che in America per quanto “innaturale”, ha permesso a molte donne di diventare mamme, per fare due esempi famosi: Sarah Jessica Parker e Nicole Kidman.

Una coppia di Crema ha tentato la strada della maternità tramite l’utero in affitto in Ucraina al Biotexcom center di Kiev, perché evidentemente la donna non riusciva a portare avanti la gravidanza. Il “viaggio della speranza” è andato bene, il bambino è nato e tutto sembrava procedere per il meglio e la nascita è stata registrata correttamente in Ucraina. Il costo di questa nascita è di 60 mila euro, probabilmente tra impianti, tecniche chirurgiche, affitti e monitoraggi della gravidanza. Una volta tornati in Italia iniziano i guai, registrano il bambino all’anagrafe e l’impiegato di turno segnala alla procura di Cremona che la mamma non ha mai avuto il pancione. Scatta la denuncia e iniziano le indagini e in seguito all’accertamento genetico il bambino viene portato via alla coppia e affidato ad una struttura pubblica in attesa che il processo abbia inizio.

Le indagini hanno messo in luce che la donna non è la madre naturale, questo era chiaro, dato che è stata utilizzata una madre surrogata che ha donato anche l’ovulo, ma ha messo in dubbio anche la paternità dell’uomo. C’è la probabilità che la clinica li abbia truffati o che ci sia stato un errore. Fatto sta che adesso il bimbo, che ha un anno e mezzo ed è sempre stato con loro, è stato affidato ad una struttura protetta, i genitori non possono vederlo e non sanno dove sia e devono aspettare l’inizio del processo che sarà il 14 gennaio 2014. In Italia non c’è una legge univoca per queste situazioni, ogni tribunale è autonomo.

La cosa veramente triste di tutta questa vicenda è che sembra quasi che il bambino sia stato acquistato di contrabbando, intanto se l’Italia si adeguasse agli altri Paesi non ci sarebbero più questi viaggi della speranza e poi la coppia si è rivolta ad una clinica specializzata, quindi se c’è qualcuno da indagare sono loro. A me sembra davvero disumano togliere un figlio ai genitori, i bambini sono di chi li cresce o solo di chi li partorisce? Siamo così sicuri che la legge italiana sia giusta in questi casi?

Noi abbracciamo virtualmente i genitori di Crema e speriamo che possano riabbracciare presto il loro bambino, perché nonostante quel che dicono la genetica e la procura di Crema, è loro figlio.

Foto | da Flickr di carmeta
Fonte | corriere

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ultimo aggiornamento: 15-11-2013