La celiachia è una malattia che colpisce circa l’1% della popolazione italiana, e che può insorgere sia negli adulti che (più facilmente), nei bambini.

Si tratta di una patologia infiammatoria a carico dell’apparato digerente provocata da una reazione anomala del sistema immunitario nei confronti di uno specifico allergene: il glutine. Questa è una proteina contenuta in molti cerali, tra cui il comune frumento, il kamut, l’orzo, il farro eccetera.

A differenza della altre intolleranze, la celiachia non viene mai superata dall’organismo, ma diventa cronica, ragion per cui la cura unica che permette di far regredire tutti i sintomi è la totale eliminazione del glutine, e degli alimenti che lo contengono, dalla dieta. Come si può arrivare ad una diagnosi di celiachia negli adulti, a partire dal riconoscimento dei sintomi?

Ci sono molti campanelli d’allarme, che, però, spesso non vengono associati correttamente all’intolleranza al glutine perché sono sfumati, molto diversi tra di loro e non immediatamente riconoscibili come accade ai bambini, che invece manifestano soprattutto disturbi gastrointestinali come diarrea e vomito.

Nell’adulto, i sintomi più comuni sono legati al malassorbimento, perché l’infiammazione intestinale impedisce al corpo di assorbire correttamente le sostanze nutritive dei cibi, ragion per cui finisce per diventare carente di vitamine e minerali, in particolare di ferro (anemia sideropenica), di calcio (con rischio di osteoporosi) e di vitamine del gruppo B.

In questi casi si verifica dimagrimento, debolezza, disturbi dell’umore, irregolarità del ciclo mestruale (talvolta associato a ovaio policistico), caduta dei capelli e e unghie fragili, pallore. Sono possibili anche concomitanti disturbi endocrini come la tiroidite di Hashimoto, e metabolici come il diabete di tipo due. Il celiaco inoltre soffre spesso di infezioni al cavo orale, come stomatiti e gengiviti, e malattie della pelle come dermatiti e psoriasi.

Come si diagnostica la celiachia? Il primo step è costituito dalle analisi del sangue, per l’individuazione degli anticorpi attivi contro il glutine. Ma la vera certezza della diagnosi passa necessariamente per un altro esame, più invasivo, che si chiama gastroscopia.

Il paziente viene leggermente sedato per permetter l’introduzione, attraverso la bocca, di un sondino dotato di fibre ottiche e collegato ad un monitor che verrà calato attraverso l’esofago fino allo stomaco e al duodeno. Qui si effettuerà una biopsia prelevando poche cellule epiteliali dai villi duodenali che verranno analizzati in laboratorio. L’esame gastroscopico è inoltre necessario per ottenere l’esenzione dal ticket per tutti i malati di celiachia, una malattia cronica invalidante. Tutto chiaro?

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ultimo aggiornamento: 26-02-2014