Poteva Nia Sanchez, nonostante la domanda rivoltale fosse ben specifica, parlare di pace nel mondo, come oramai siamo abituati a sentire dai discorsi delle future reginette di bellezze. E invece l’errore della nuova Miss USA è stato quello di rispondere a tono a chi le chiedeva cosa pensava si dovesse fare per combattere la violenza sessuale nei campus, una tematica piuttosto spinosa che rientra nella macro-categoria della violenza sulle donne.

La ragazza ci ha pensato su un attimo e poi ha esternato la sua idea:

Penso che una delle cose più importanti sia che le donne imparino a proteggere se stesse. Io sono una cintura nera di quarto grado, ho imparato in giovane età che per sentirsi sicure è necessario essere in grado di difendersi da sole. Penso che sia un qualcosa che le donne dovrebbero iniziare a fare da subito.

E come volevasi dimostrare le cataratte del cielo si sono aperte, con le femministe più inviperite che mai che dalla rete hanno lanciato tuoni e fulmini sulla malcapitata, colpevole di aver dato aria alla bocca senza vagliare le conseguenze delle sue parole. Le argomentazioni sono state di questo tipo “non devono essere le donne ad autotutelarsi ma bisogna insegnare agli uomini a non stuprare”.

In poche parole l’America femminista ha interpretato la frase di Miss USA in modo “estensivo”, leggendoci delle dietrologie particolari. L’autodifesa paventata dalla Sanchez è infatti stata letta sia come una sorta di conseguenza ad una colpa della donna (sei gazzella? E allora impara a correre), sia come un abbuonare certi atteggiamenti dell’uomo, non intervenendo su quelli ma trovando un escamotage.

Ora, lungi dal cascare nel cliché solito che vuole le Miss tardone per eccellenza, però ci pare che queste elucubrazioni non siano proprio da tutte. Anzi, per un attimo mettiamoci nei panni della signorina Sanchez, in preda all’emozione da palcoscenico, terrorizzata dall’idea di sbagliare un congiuntivo dinanzi all’America intera (e questo è un terrore non solo delle Miss ma di chiunque abbia a che fare con le grandi platee) e consapevole che in un minuto deve trovare le parole giuste per rispondere a una domanda scottante.

Si, sicuramente la risposta politicamente corretta e che metteva tutti d’accordo poteva essere “pene più severe e maggiore educazione”. Ma a voler essere pignoli allora si poteva anche dire di proibire a pugno duro l’uso di alcolici nei campus, spesso colpevoli di comportamenti molesti da parte dei ragazzi. O ancora di attivare lezioni sul rispetto della donna e sportelli di ascolto per ragazze che hanno avuto esperienze di stalking. E invece Nia si è concentrata su tutt’altro.

Tuttavia la Sanchez, per quanto possa aver toppato agli occhi delle femministe, a noi pare che non abbia detto una cosa così sbagliata. È vero che non basta tirare fuori i pugni e difendersi contro un aggressore, cosa che aiuta nel momento contingente ma non risolve il problema alla radice, ma è altrettanto vero che questa è la prima idea di tipo attivo per affrontare la situazione.

Se il mondo fosse più civile il rispetto per la donna sarebbe un valore inviolabile e di violenza di genere non si sentirebbe più parlare. Ma intanto ancora ci sale la bile ogni qualvolta sentiamo al tg di ragazze stuprate, uccise e molestate da orchi senza alcuna pietà. E a tutte in quei momenti viene una voglia istintiva di mollare un calcio volante alla Bruce Lee nelle parti basse di quei criminali.

Certo, alzare le mani è sempre deprecabile, però magari anche il solo renderci più forti e agili, risultato che un corso di autodifesa può aiutarci a raggiungere, pur non essendo la soluzione a tutti i mali è comunque un punto in più a nostro favore. Questo sempre attendendo quella famosa civilizzazione che tarda ad arrivare.

E se solo le istituzioni mondiali ci stanno a sentire: sarebbe il caso che qualcosina di concreto lo faceste anche voi. Grazie.

Via | Washington Examiner

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ultimo aggiornamento: 09-06-2014