La violenza sessuale sulle donne può diventare, oltre che un odioso atto in sé, anche una feroce arma di guerra praticata scientificamente nei territori in cui si verificano conflitti, specialmente di matrice etnica o religiosa.

La vicenda delle ragazzine nigeriane rapite dalla scuola che stavano frequentando dal gruppo criminale di stampo islamico Boko Haram e i tantissimi stupri che vengono perpetrati a danni di donne e bambine nelle zone di conflitto sono argomento che purtroppo non scuote ancora abbastanza le nostre coscienze, a e ancor meno quelle dei ministri dei Governi occidentali.

E’ proprio per sensibilizzare la politica sull’importanza di denunciare e combattere con ogni mezzo possibile la piaga della violenza sessuale su donne e bambine nei conflitti, che si sta tenendo a Londra il primo summit mondiale sul tema (10-13 giugno 2014), fortemente voluto dalla splendida Angelina Jolie in qualità di ambasciatrice ONU di buona volontà e membro dell’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e dal ministro per gli Affari esteri britannico Willima Hague, alla presenza di autorità, ministri, operatori umanitari, forze dell’ordine e delegazioni di ben 150 nazioni.

Lo scopo dei lavori è quello di giungere alla prima stesura di un protocollo internazionale che fornisca alle autorità locali e a quelle sovranazionali gli strumenti per indagare, punire e soprattutto prevenire i casi di violenza sessuale nei confitti. Si tratta di un problema urgentissimo da affrontare, che però non sembra ancora essere considerato di primo piano, come spesso accade quando si parla di stupri e di violenza ai danni delle donne, crimini che facilmente tendono ad essere”declassati”.

Come spiega Anna Musgrave, manager del Consiglio per la Difesa delle Donne rifugiate, spesso accade che quando queste donne provenienti da zone di conflitto, giungono in GB (ma lo stesso, probabilmente, succede in Italia e negli altri Paesi della zona UE), non ricevono quella considerazione che la loro condizione di vittime di atroci abusi sessuali, meriterebbe.

Talvolta non vengono neppure credute, non vengono protette e aiutate nel modo giusto. Ferisce, poi, il sapere che sono le donne stesse a non dare il giusto peso alle storie che vengono loro raccontate con tanta difficoltà e dolore, storie di chi è vittima due volte dei sanguinosi conflitti che lacerano i loro Paesi di provenienza.

Probabilmente quella del trauma della violenza sessuale viene considerato un problema in più che le nazioni che si prendono l’onere di accogliere i rifugiati non hanno nessuna, o ben poca voglia di accollarsi. Ma finché le donne e le bambine continueranno ad essere impunemente violate, e questo crimine continuerà a passare sotto silenzio, o ad essere considerato una sorta di “danno collaterale”, non ci sarà mai una reale pacificazione in quelle zone martoriate.

Ecco perché il vertice è così importante, e perché è importante sollevare la questione e far in modo che venga creato uno speciale Tribunale internazionale che si occupi esclusivamente di trattare i reati di violenza sessuale nelle zone di guerra, evitando il rischio dell’amnistia in caso di accordi di pace a supervisione ONU.

Metteremo insieme le nostre competenze, le nostre abilità diplomatiche e le nostre risorse per raggiungere l’obiettivo comune di relegare la violenza sessuale agli annali della storia a cui appartiene

Ha affermato John Kerry, segretario di Stato USA, anch’egli presente al summit. Non possiamo che sperarlo anche noi.

Fonti| Gov.Uk
The Guardian

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ultimo aggiornamento: 10-06-2014