L’Egitto, anche se la cosa talvolta tende a passare sottobanco, è uno dei paesi che più risente dell’annoso problema della violenza sulle donne, tanto che i termini che più spesso gli vengono associati sono “piaga sociale” ed “epidemia”. Un rapporto del 2013 delle Nazioni Unite riporta a tal proposito dati allarmanti, con un 99,3% delle egiziane che ha subito almeno una volta una qualche forma di molestia.

A questo si unisce, come spesso accade, un vuoto istituzionale, che da una parte sottovaluta il problema e dall’altra non trova i giusti mezzi per ottenere giustizia. L’ultimo shockante episodio di violenze multiple (tanto che oramai si parla di “Mob sex assaults”) è stato durante i festeggiamenti per l’elezione del nuovo Presidente egiziano Abd al-Fattah Khalil al-Sisi in piazza Tahrir al Cairo.

Ben cinque donne sono state aggredite pubblicamente senza ricevere aiuto da parte della folla (in parte anche complice) e quattro di loro hanno anche riportato ferite gravi. Gli attacchi contro le vittime pare siano stati così feroci che gli ufficiali che si sono schierati in loro difesa hanno riportato ferite corporali.

E questo era solo, in ordine di tempo, il caso più recente. Ma circa un mese e mezzo fa il sito web della CNN aveva pubblicato un articolo dal titolo “L’Egitto è nel bel mezzo di un’epidemia di molestie sessuali?”, in cui riportava le dichiarazioni di alcune ragazze costrette a subire quotidianamente minacce di violenza o di molestie verbali.

Emblematico a tal proposito il caso di Habiba, una studentessa universitaria costretta a rifugiarsi in una farmacia per difendersi da un gruppo di uomini che aveva iniziato a provocarla per strada. Habiba ricorda la paura di quei momenti ma anche il dolore e la frustrazione quando i gestori del negozio non le hanno dato aiuto ma anzi le hanno intimato di andarsene quanto prima.

E altrettanto lacerante è il caso di un’altra studentessa dell’Università del Cairo che ha passato due ore chiusa in bagno mentre fuori dalla porta c’era una gruppo di colleghi che la stava assediando. In quel caso al danno si era pure aggiunta la beffa: il Decano aveva infatti avuto da ridire sul look “non adeguato” della ragazza. Che tanto per la cronaca consisteva in una lunga camicia rosa a maniche lunghe, pantaloni neri e capelli biondi decolorati.

Non stupisce quindi che in Egitto abbiano preso il via una serie di campagne sociali mirate a rendere pubblico il problema e a scuotere un po’ le istituzioni affinché le cose cambino. Una di queste è “I Saw Harassment”, che conta sull’azione di protezione delle donne per strada da parte di volontari. Oltre a questo stanno nascendo sempre più sportelli che offrono supporto psicologico alle vittime.

E in verità anche il Governo egiziano qualcosa l’ha anche fatta. Solo da pochi giorni è infatti stata approvata la prima legge che criminalizza le molestie sessuali, punendo i responsabili a livello penale con un massimo di 5 anni di carcere e amministrativamente con una multa che può arrivare a 50mila sterline egiziane (circa 5000 euro).

Certo, è solo una goccia nel mare, ma si spera sia solo uno di tanti provvedimenti per ridimensionare e risolvere il problema. Anche perché, come dal già citato rapporto delle Nazioni Unite, non solo la quasi totalità delle donne egiziane ha sperimentato le molestie, ma quasi il 90% non si sente sicura ad uscire in strada. E sentirsi in gabbia è certamente un’altra cosa inaccettabile.

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ultimo aggiornamento: 10-06-2014