Photoshop Esther Honig

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Lei si chiama Esther Honig ed è una giornalista radiofonica protagonista di un insolito progetto artistico, ossia sondare il concetto di bellezza femminile grazie a Photoshop. Per farlo la ragazza ha messo alla prova l’abilità di esperti di computer grafica di tutto il mondo, inviando la propria foto al naturale (su in copertina) e chiedendo di rieditarla secondo i canoni estetici di ciascun paese.

In parole povere Esther ha usato delle piattaforme di freelancing per reperire un certo numero di volenterosi che, dietro compenso pecuniario (dai 5 ai 30 dollari americani), la photoshoppassero a dovere. Obiettivo della ragazza: vedere quanto il concetto di bellezza sia davvero universale, utilizzando un metodo che di fatto consente di raggiungere qualsiasi risultato.

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Non è un mistero infatti che Photoshop sia ormai la panacea per curare molti “mali” estetici dei divi o semplicemente rispondere alle esigenze di una rivista o di uno sponsor. Così, corpi già belli sono resi perfetti secondo alcuni rigidi standard e quelli non tonicissimi sono risistemati a dovere con un colpo di click. E così via cellulite, segni del tempo, occhi cadenti e colorito spento.

La Honig dalla sua ha chiesto ad un gruppo di appassionati di grafica di seguire i trend estetici dei vari paesi d’origine e di modificare la sua immagine in primo piano acqua e sapone, trasformandola in quella delle dive da copertina che normalmente si vedono su cartelloni e giornali locali.

Il risultato si è tradotto in una serie di fotografie “before and after” che mostrano una Esther sempre diversa, a partire dalla morfologia del volto passando per colore dell’incarnato, trucco e parrucco. Certo, non si può dare per scontato che il gusto personale degli artisti rifletta in modo affidabile il sentire comune della nazione di cui fanno parte. Però viene davvero facile pensare che effettivamente la bellezza non sia un concetto uguale per tutti, ma anzi risenta fortemente di strutture e sovrastrutture mentali create dai media, dalla tradizione culturale locale e dal tempo che passa.

Ma in fondo qualche dubbio in tal senso forse già lo avevamo.

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Via | Esther Honig

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ultimo aggiornamento: 27-06-2014