È cambiato moltissimo il ruolo della donna nella storia di Italia, anche se c’è ancora molto da fare da lavorare per raggiungere la famosa parità di genere. Fino quasi a metà del secolo scorso una bambina veniva cresciuta per diventare una buona madre e una buona moglie. Doveva occuparsi della casa, della cura dei figli, del proprio coniuge e per lei erano riservati lavori modesti e di poca importanza. Il primo importante cambiamento arriva con il voto: furono chiamate a votare nel 1946.

Una svolta questa destinata a invertire la situazione che ha dominato il paese per anni. Consideriamo che la Legge sul lavoro femminile del 1902, se da un lato voleva difendere i diritti delle lavoratrici, dall’altro aveva sminuito ancora una volta il loro operato. L’emancipazione femminile vede i primi frutti con la nascita della Repubblica. Nel 1951 viene nominata la prima donna in un governo (la democristiana Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al Commercio). Nel 1958, la legge Merlin, che abolisce lo sfruttamento statale della prostituzione e la minorazione dei diritti delle prostitute.

I gruppi femministi si formano agli inizi degli anni Sessanta in Europa e nel Mondo e prendono vita anche in Italia. Le donne si uniscono, scendono in piazza, e onestamente (forse lo abbiamo dimenticato) la maggior parte dei diritti che oggi diamo per scontati li dobbiamo proprio a questi gruppi. Nel 1977 dopo una lunghissima battaglia viene legalizzato l’aborto, nel 1975 la riforma del diritto di famiglia istituisce la parità tra coniugi e la comunione dei beni.

Quest’anno il parlamento italiano ha bocciato le quote rose, nonostante sia questo il primo anno con la maggior rappresentanza femminile. Consideriamo che questo Paese ha davvero tempi lunghi di maturazione. Il famoso delitto d’onore è stato abolito solo nel 1981.

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ultimo aggiornamento: 26-08-2014