Dopo che lo chef stellato Carlo Cracco pubblicò due anni fa il libro “Se vuoi fare il figo usa lo scalogno”, l’utilizzo di questo ortaggio aromatico è divenuto sempre più prepotente. Negli ultimi anni la cucina italiana, che ha sempre prediletto la più pungente cipolla, si è in effetti convertita all’uso del cugino più delicato, che ha anche la dote di non far piangere al taglio.

Lo scalogno è infatti più dolce al gusto e all’olfatto ma evita anche di farci lacrimare e di farci puzzare le mani per giorni, tutte virtù che lo rendono un perfetto alleato dei buoni sapori in cucina, senza molti effetti collaterali. In più, questo dono dell’orto può essere coltivato in vaso, diventando la piantina più amata del nostro balcone.

Le stagioni perfette per interrare i bulbi (lo scalogno è sterile, quindi si riproduce esclusivamente tramite bulbo) sono autunno e primavera, in quanto i climi temperati sono quelli perfetti per la salute della pianta. Al contrario temperature troppo alte (sopra i 30°) o troppo basse (sotto i 9° C) rischiano di rovinare l’arbusto.

Interrate i bulbi germinati in vasi grandi a 4-5 centimetri di profondità e mantenendo una distanza di circa 20-30cm fra loro. Il terreno ottimale è ricco ma anche molto drenante, perciò si consiglia di mescolarlo con argilla per evitare i ristagni di liquidi. L’innaffiatura è anche moderata in quanto la pianta non richiede grande quantità di acqua: abbiate quindi cura di mantenere il terriccio umido ma mai grondante.

La raccolta dello scalogno avviene quando le foglie iniziano ad ingiallire (circa 3 mesi dopo aver piantato i bulbi). I bulbi vanno estirpati e il frutto può essere usato quando le parti verdi e le radici rinsecchiscono. Il luogo perfetto per la conservazione dello scalogno è, come per aglio e cipolla, un luogo fresco, buio e asciutto della casa oppure i classici contenitori di coccio ventilati.

Foto | da Flickr di Squirrel Nation

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ultimo aggiornamento: 04-09-2014