Torniamo a parlare di un tema di recente ridiventato “caldo”: il femminismo. A mio avviso, ci troviamo in una fase storica estremamente critica, nel senso etimologico del termine, legato al rapporto uomo-donna e alla parità di genere, che sono, peraltro, due cose diverse.

Il termine crisi, come ormai sanno anche le pietre, deriva dal verbo greco Krino, ovvero discernere, separare (una cosa dall’altra), che implica il concetto di “scelta”. Separo, distinguo, scelgo. A me pare che queste tre azioni ben si applichino all’idea dinamica di cambiamento che le relazioni tra i sessi stanno subendo in questa fase della nostra storia (diciamo occidentale, per mantenerci in un ambito a noi noto).

In un articolo del Washington Post dal titolo “Perché alcune donne evitano il femminismo”, si mette il dito nella piaga. Se, infatti, da un lato essere femminista oggi è un atteggiamento di tipo ideologico che può avere una sua validità, c’è però da dire che in merito esiste una gran confusione.

Il timore non certo sotterraneo di molte donne che abbiano rapporti felici con membri dell’altro sesso (padri, mariti, figli, fratelli, colleghi di lavoro), è che l’assumere un atteggiamento apertamente femminista significhi automaticamente “sminuire” il maschile in quanto tale e, quindi, compromettere quel delicato rapporto di equilibrio privo di tensione che poi costituisce la base per costruire società prive di diseguaglianze.

La questione in campo è la seguente: se in quanto donna rivendico attivamente diritti di cui, però, già godo nella mia vita “reale”, non corro il rischio di passare dalla parte del torto, e quindi inquinare e deteriorare i rapporti con i “miei”uomini? Ciò implica la necessità di compiere una scelta consapevole: o femminista, o contro. Ma le cose stanno davvero così?

Rivendicare una parità di genere che non è certo omogeneamente acquisita dovunque, e mi limito rifermi alla nostra Italia, significa assumere “per forza” una posizione ideologica obsoleta, muffosa, inopportuna e soprattutto inefficace perché invece di promuovere il dialogo, radicalizza le posizioni? Distinguere, decidere, scegliere.

Una posizione “forte” femminile può finire per irrigidire anche quella maschile ricreando, invece di un contesto favorevole all’incontro, uno che spinge alla lotta (divisione, contrasto, separazione, crisi)? Di nuovo? Penso che le donne non abbiano poi tanta voglia di scegliere, non hanno più voglia di combattere.

Il desiderio profondo di tutte le donne, in una società in crisi (generale, stavolta), è quella di vivere in pace, di esprimere le proprie potenzialità liberamente, di trovare un buon lavoro ben retribuito (senza dover scoprire che a parità di competenze e qualifiche guadagnano meno dei colleghi maschi), di essere amate e rispettate dagli uomini della loro vita con cui costruire relazioni armoniose.

Questo legittimo desiderio, però, non può non scontrarsi con la presa d’atto che ancora troppi ostacoli sbarrano il cammino di troppe donne (alcune delle quali amiche, colleghe, vicine di casa), e che non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questo stato di cose anche se le nostre vite sono idilliache e abbiamo al nostro fianco uomini che ci supportano in tutto.

Dirsi femminista non significa scegliere di indossare un’armatura e imbracciare un bel fucile contro qualunque bersaglio maschile, non significa scegliere di essere “cattive“, quando vorremmo solo essere accoglienti, generose, femminili. Nulla osta a questo.

Il Movimento femminista “storico” in quanto tale, grazie alle cui marce e rivendicazioni, anche sopra le righe, possiamo oggi dire di vivere in una società in cui la parità di genere, almeno sulla carta, viene perseguita e in molti casi è stata raggiunta, potrebbe anche essere archiviato.

Ma questo non ci legittima ad abbassare del tutto la guardia perché i diritti acquisiti possono venire demoliti in qualunque momento, per qualunque follia della storia, e noi dobbiamo essere preparate. Ogni donna è sempre un po’ femminista, ogni donna sa che per lei, rispetto ad un uomo, vivere è più difficile. Per noi scegliere, decidere in autonomia, è sempre più difficile perché ci viene chiesto di essere accomodanti, di scendere a compromessi, di comprendere, di venire incontro, di sacrificarci.

I nostri uomini ci ameranno lo stesso anche se ci vedranno agguerrite contro ogni ingiustizia, e in particolare contro quelle che ancora troppe volte mortificano il nostro sesso, anche se ci vedranno fare scelte scomode, indossare scarpe rosse e scendere in piazza. Anzi, se davvero ci amano, ci ameranno ancor di più e ci sosterranno.

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Foto| via Pinterest
Via | Washingtonpost.com

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ultimo aggiornamento: 28-11-2014