Di donne dirigenti d’azienda nel mondo ce ne sono tantissime, ma la loro percentuale è comunque significativamente inferiore rispetto agli uomini che ricoprano lo stesso ruolo, e questo anche nei Paesi più “apparentemente” equilibrati per quanto riguarda le questioni di genere, come gli USA.

Proprio dagli Stati Uniti ci arrivano i dati di una indagine che ha cercato di scandagliare il fenomeno, ovvero la ridotta presenza femminile in ruoli dirigenziali, a capo di grandi imprese e multinazionali (lasciamo da parte, infatti, le piccole imprese familiari in cui sappiamo che le donne hanno, invece, una incidenza determinante).

Secondo il sondaggio, condotto dall’Istituto di Ricerca Pew su un campione random di uomini e donne diviso per colore politico (democratici o repubblicani), la percezione generale sulle capacità di leaderhip femminile è molto positiva. Oltre la metà ritiene che avare più donne a capo di aziende importanti porterebbe dei benefici evidenti all’economia, anche perché proprio la donna viene vista come meno incline a farsi corrompere, più tendenzialmente onesta, specchiata.

L’80% del campione è convinto che le donne e gli uomini possano essere degli ottimi boss senza differenze di genere. Fin qui, tutto perfetto, tutto corretto ed equilibrato. Peccato che delle 500 grandi aziende ed industrie prese in considerazione nel sondaggio solo 25 siano guidate da donne.

E peccato che quanto le domande del sondaggio sono andate un pochino più a fondo nella questione della leadership di genere, sono emerse le “magagne”, ovvero sono tornati a galla i soliti stereotipi di genere.

Ad esempio, se si considera la tipologia di azienda, viene fuori che quelle che si occupano di tecnologia, di energia (gas, petrolio) e di finanza, secondo i partecipanti al sondaggio “sarebbero meglio guidate da uomini” (ma guarda!), e che le donne sono percepite invece come più adatte a diventare leader di compagnie che gestiscano la vendita al dettaglio di manufatti pronti e nelle industrie dell’alimentazione.

Infine, l’onestà emerge quando il campione (2/3 del totale), afferma che è molto più facile per un uomo raggiungere una posizione di leadership rispetto ad una donna. Risultato dell’indagine?

Che l’America ancora non è del tutto pronta ad una società in cui i ruoli dirigenziali siano equamente divisi tra uomini e donne, pur rendendosi conto che le qualità per farlo sono identiche in entrambi i generi. Antichi retaggi, stereotipi e pregiudizi che, evidentemente, sono ancora radicati e “pesano” nel discriminare le donne.

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Via | fortune.com

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ultimo aggiornamento: 10-02-2015