Il giudizio è negli occhi di chi guarda. Un tempo lo era la bellezza, oggi siamo troppo concentrati a mettere etichette per renderci conto delle meraviglie che ci circondano. Attenzione, quando parliamo di meraviglie non facciamo alcun riferimento alla perfezione. Vittime dei pregiudizi sono, come sempre, soprattutto le donne che devono lottare con una serie di stereotipi che rendono la quotidianità molto più faticosa. Ecco perché Terre de Femmes, un’organizzazione svizzera per i diritti delle donne che si batte per la sensibilizzazione alla parità tra i sessi in ogni aspetto della vita, ha lanciato un’interessante campagna.

Il titolo è Don’t measure a woman’s worth by her clothes (Non misurare il valore di una donna dai suoi vestiti)… una sorta di “l’abito non fa il monaco”, in questo caso la donna. Quante volte infatti avete sentito dare l’appellativo di poco di buono a una ragazza con una gonna un po’ troppo corta. Poi ci sono quelle che “se lo sono cercate” perché hanno indossato un vestito aderente e un po’ scollato. Titoli, commenti, definizioni che condizionano la vita e il lavoro delle donne, che vengono giudicate più per quelle che indossano che per quello che fanno realmente.

I manifesti, disegnati da Theresa Wlokka e dagli studenti della Miami Ad School di Amburgo, mostrano un corpo femminile con un righello e al posto dei centimetri ci sono le etichette che talvolta sono rivolte alle donne in base alla lunghezza della loro gonna, della loro scollatura o all’altezza dei loro tacchi. Questa nuova unità di misura dimostra quanto sia sciocca e priva di senso se decontestualizzata.

Via | Terre des Femmes
Foto | Pinterest

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ultimo aggiornamento: 24-03-2015