Angelica Dass Humanae


Angelica Dass Humanae


Angelica Dass Humanae
Angelica Dass Humanae
Angelica Dass Humanae

Il mondo è da sempre abituato a catalogazioni nette che difficilmente ammettono deviazioni o eccezioni. Perciò, dopo secoli di abitudine a sentire che l’umanità si divide in ricchi e poveri, sani e malati, religiosi e atei, fa decisamente un certo effetto scoprire che c’è chi, da un anno a questa parte, si sta battendo per eliminare la più atavica delle distinzioni, quella fra bianchi e neri.

Lei si chiama Angelica Dass, è una fotografa brasiliana classe 1979, nata e cresciuta a Rio De Janeiro ma da qualche tempo trasferitasi in Spagna per seguire la sua passione per obiettivi e camere oscure. Nel 2014 decide di impegnare il suo talento in Humanae, un progetto molto particolare dedicato alla catalogazione dei colori della pelle umana. Obiettivo: far notare come differenze e uguaglianze siano concetti che spesso si sovrappongono e si annichiliscono.

Angelica Dass Humanae

Il suo lavoro è rimasto piuttosto in sordina fino a quando il celebre magazine di politica americana e affari esteri Foreign Affairs non le ha dedicato la copertina di marzo/aprile 2015. Questo ha permesso alle sue foto e al suo progetto di essere meno di nicchia e, anzi, di diventare un interessante argomento di discussione nei forum dedicati alle differenze razziali.

La Dass, proprio in un’intervista telefonica con Foreign Affairs (potete ascoltarla nel video di apertura post), racconta che l’idea di Humanae è nata dall’analisi della sua famiglia, dove tutti hanno un diverso colore di pelle nonostante il legame di consanguineità. E in effetti non è raro (anzi, è spesso la norma) vedere fratelli nati dagli stessi genitori che mostrano caratteristiche fisiche diverse.

Angelica Dass Humanae

Angelica con Humanae ha voluto esaltare questa condizione, al fine di arrivare a dire in modo inconfutabile che bianco e nero non esistono, così come non esistono i musi gialli o i redskins. Il tutto basandosi su un metodo inattaccabile: la catalogazione dei toni dell’epidermide usando come parametro la palette Pantone, che ha mostrato un variopinto e continuativo ventaglio di nuance, dove gli estremi non hanno spazio.

È interessante vedere come il fruttuoso viaggio in giro per il mondo a caccia di volontari abbia rivelato che la residenza geografica e l’etnia non siano caratteri determinanti per il colore della pelle. E per converso è invece molto facile notare sfumature simili fra persone di diversa razza, cultura, estrazione sociale che hanno vissuto agli antipodi, somiglianza che porta a mettere le loro foto vicine nell’immenso quadro tono su tono di Angelica.

Angelica Dass Humanae

Per tutti i soggetti (compresa lei, protagonista della foto abbinata al colore 7522 C), come racconta la stassa Dass, viene usata la stessa attrezzatura, la stessa luce, la stessa distanza e lo stesso sfondo bianco. Dopo, con l’aiuto di Photoshop, si prende un campione di colore della pelle dalla fotografia e lo si usa per lo sfondo finale. Il tutto appuntando il rispettivo codice Pantone di riferimento.

Il lavoro di Angelica, un working progress continuo, è un’idea forte e poetica allo stesso tempo che lascia da parte le parole “populiste” che siamo abituati ad ascoltare quando si parla di abbattere il concetto di razza e coinvolge invece il senso critico di tutti attraverso la vista.

Queste fotografie parlano il meraviglioso linguaggio della fratellanza, un ideale concreto (passateci l’ossimoro) che riesce ad annacquare un’altra classica coppia di aggettivi antitetici che forse sarebbe tempo di lasciar cadere in disuso. Uguale e diverso.

Gallery | Facebook – Angelica Dass

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ultimo aggiornamento: 28-03-2015