Le donne sono vittime delle peggior cose. Tra le brutalità che sono costrette a sopportare dall’Isis, adesso c’è la ricostruzione dell’imene. Prima vengono violentate barbaramente e poi per essere cedute come vergini in sposa ai militanti devono sopportare un intervento chirurgico molto invasivo.

La notizia è stata denunciata dall’Onu. A raccontarlo è stata una ragazza ridotto allo stato di schiava-sessuale dai jihadisti costretta a subire 20 interventi chirurgici di rudimentale ricostruzione dell’imene (non immaginiamo i nostri ospedali con i nostri chirurghi) per ognuno degli altrettanti miliziani che l’hanno formalmente ‘sposata’ per poi abusare di lei.

Come avviene l’intervento? Sono operate in anestesia locale prevede di “riparare” l’imene usando normali punti di sutura riassorbibili. In questo modo al primo rapporto sessuale dopo l’intervento ricostruttivo la membrana si rompe nuovamente, causando perdite di sangue, che simulano la perdita della verginità.

Una simulazione, nulla più. Nessuno potrà ridare a queste ragazze la spensieratezza, nessuno può riparare con qualche punto di sutura quello che è stato distrutto e mortificato. Questa prassi va oltre le mutilazioni genitali, oltre la definizione di orrore. E non è sufficiente indignarsi davanti a quello che stanno vivendo queste giovani donne.

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ultimo aggiornamento: 13-05-2015