La violenza sulle donne è un tarlo di ogni epoca, un escamotage vigliacco che attuano spesso gli uomini per dimostrare chi comanda e chi invece deve essere loro sottomesso. Ma gli abusi sessuali che talvolta ne conseguono, di cui la società moderna fa fatica a parlare (probabilmente per non ammettere quanta inciviltà ancora serpeggi al suo interno), sono tristemente noti anche come fenomeni di gruppo, quando lo stupro diventa vera e propria arma di guerra.

L’artista Alketa Xhafa-Mripa ha deciso di risvegliare le coscienze dormienti su questo tema, ricordando avvenimenti storici vicini a noi temporalmente e anche geograficamente e facendosi portavoce delle 20mila vittime di violenza sessuale in Kosovo, durante il conflitto della seconda metà degli anni novanta.

A parlare è un’installazione a tinte forti, eppure di una delicatezza disarmante, che è fiorita ieri nello stadio di calcio della città di Pristina. Thinking of you, questo il nome dell’esposizione, ha visto infatti sventolare 5000 capi di abbigliamento femminili su corde e stendini, una sorta di allegoria dell’esibire i panni sporchi in pubblico.

In questo caso però ogni pezzo esposto è stato debitamente lavato e messo con orgoglio all’aria, un modo per simboleggiare che le donne kosovare che hanno subito violenza non sono più disposte a tacere, né tantomeno ad accettare l’onta della vergogna e della colpa.

Thinking of you

[quote layout=”big” cite=”Alketa Xhafa-Mripa]Ho iniziato a mettere in discussione il silenzio, di come non siamo stati in grado di sentire le loro voci durante e dopo la guerra e ho pensato a come rappresentare queste donne nell’arte contemporanea. “Mettere i panni sporchi all’aperto” è un modo di dire che significa parlare dei propri problemi privati ​​in pubblico, ma in questo caso la biancheria viene lavata, pulita, come le donne che sono sopravvissute (alle violenze), loro sono pulite, pure, non hanno alcuna macchia[/quote]

Non è un caso poi la scelta del campo da calcio come palcoscenico dell’installazione. Da sempre nell’immaginario comune il pallone è visto come uno sport da uomini, simbolo di prestanza fisica e virilità. Ma Thinking of you è una lotta contro il machismo, contro la brutalità del maschio dominante che prende ciò che vuole. Così, l’arena dove si sfidano i giocatori-gladiatori, si trasforma in territorio neutrale, anzi, in terreno fertile da cui far nascere un messaggio.

La bellezza dell’iniziativa di Alketa Xhafa-Mripa, a detta della stessa artista, è che proprio il contenuto di tale messaggio può essere colto da tutti, indipendentemente dalla lingua, dall’etnia o dalla provenienza geografica di chi guarda le 45 file di abiti femminili appesi a cielo aperto.

Quello che Alketa sta cercando di ottenere in cambio è sia una sonora presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica mondiale sul problema, sia giustizia per le donne che quelle violenze sessuali le hanno subite, talvolta anche dinanzi agli occhi impotenti di figli e famiglie.

Thinking of you

Secondo Human Rights Watch gli stupri avvenuti durante la guerra del Kosovo, in pieno regime Milosevic, sono stati principalmente ad opera di forze paramilitari, ma ad oggi ancora si contano solo due procedimenti legali per casi di violenza sessuale.

Le donne kosovare non sono mai state inclini a parlare di quegli odiosi fatti che le hanno viste tristemente protagoniste, in quanto la società è tendenzialmente tradizionalista, con la spiccata tendenza ad ostracizzare le vittime, viste come motivo di vergogna e non come esseri umani che meritano protezione, supporto e giustizia per ciò che hanno subito.

Fortunatamente la ruota della modernità sta girando anche nell’ex Jugoslavia proprio grazie al lavoro delle donne, mostrando uno spiraglio di speranza per il futuro. Il grazie va all’azione di persone di spicco quali la stessa Alketa Xhafa-Mripa, ma anche ad Anna Di Lellio, esperta di affari esteri legati al Kosovo, ex consulente delle Nazioni Unite per il World Food Program e contributor del progetto di Alketa o ad Atifete Jahjaga, primo presidente donna del Kosovo e prima sostenitrice di Thinking of you:

[quote layout=”big” cite=”Atifete Jahjaga]Con questa installazione artistica vogliamo dimostrare che la società sostiene le donne, che non non esiste “noi” e “loro”. Il linguaggio di questa opera artistica è universale e va al di là del Kosovo. La dedichiamo a donne e uomini di tutto il mondo che subiscono violenza sessuale, un vero crimine contro l’umanità[/quote]

Perché proprio di questo trattasi, di crimine contro l’umanità, nulla di meno.

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ultimo aggiornamento: 13-06-2015