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Sarebbe bello un giorno, svegliarsi la mattina del 25 novembre e parlare di violenza sulle donne come qualcosa di superato, da ricordare per tenere viva la memoria ma che non rientra più nell’attualità. E invece ci ritroviamo ancora qui a parlare di violenza sulle donne, di femminicidi e aggressioni come qualcosa di attuale e all’ordine del giorno, con l’urgenza di chi spera di contribuire ad arginare questo vortice di violenza. Nel 2018, da gennaio a ottobre, sono stati registrati 106 casi di femminicidio: uno ogni 72 ore, il 7% in meno rispetto al 2017 (116 casi), ma è allarmante il fatto che i femminicidi sono saliti al 37,6% sul totale degli omicidi commessi nel nostro Paese. Dal 2000 ad oggi sono state uccise 3.100 donne e in 3 casi su 4 si è trattato di partner o ex partner.

La violenza sulle donne presenta molte sfumature, nella maggior parte i contorni di quello che è violenza e quello che non lo è sono rarefatti e confusi, ed è per questo che siamo diventate brave a metterci in guardia dagli sconosciuti e dalle situazioni ad alto rischio, ma continuiamo a non renderci conto di quanto pericolosa sia la violenza tra le mura domestiche e quanto la paura di molestie possa influenzare i nostri comportamenti di tutti i giorni.

Possiamo evitare di uscire la sera tardi da sole, possiamo fare corsi di autodifesa e uscire con lo spray al peperoncino in borsa, ma poi dovremmo anche imparare a dire no a un partner ossessivo che vuole controllarci, che esercita su di noi violenza psicologica, che ci fa sentire in colpa o pretende di usare il nostro corpo come se appartenesse a lui. Nella maggior parte dei casi di femminicidio a commettere il reato è il partner, il marito o l’ex fidanzato, uomini che non accettano la fine della relazione o che pensano di poter sfogare le proprie frustrazioni picchiando la compagna o controllandola in ogni cosa che fa e isolandola da tutti e tutto.

A tutto si aggiunge il poco appoggio da parte dello Stato e delle istituzioni perché se chi trova il coraggio di denunciare poi non riceve tutto l’aiuto necessario si ritrova in una situazione ancora più pericolosa. Le campagne di sensibilizzazione e le iniziative non devono limitarsi solo al 25 novembre, l’aiuto serve tutto l’anno, bisogna essere pronti ad aiutare in modo concreto una donna che denuncia o si rende conto che deve scappare da un partner violento.

Mirangela

La paura, si sa, ci blocca e in alcune fortuite occasioni, per spirito innato di autoconservazione, ci cambia. Ricordo la prima volta che la paura mi ha cambiato, appena maggiorenne, poco incline a tutto ciò che era mondano, ma facile ad essere trascinata fuori di casa dalle amiche in piena estate, una caldissima estate salentina in cui si boccheggiava e in pochi avevano il lusso del condizionatore in casa. È in una meravigliosa discoteca affacciata sulla costa che la vidi, sui 25 anni, sola, completamente sbronza, il mascara sciolto sul viso e poche energie per tenere a bada le avances indesiderate. Pesanti. Offensive. Ondeggiava a piedi nudi, con i suoi sandali con la zeppa in una mano e con l’altra teneva il bicchiere. Alcuni uomini si sono sentiti in dovere di dedicarle frasi sfacciate, frecciate e contatto fisico quella sera, mentre lei era completamente inerme. Ho avvisato i responsabili del locale che una ragazza non si sentiva bene, ho cambiato il mio ticket free drink con una bottiglietta di acqua minerale. La paura di poter essere lei ha fatto scattare qualcosa, ho capito che una donna che beve e dice di no non è credibile agli occhi di un uomo. Ad oggi non tocco alcol se non mi sento in una condizione sicura.

#noviolenza

Maria

violenza psicologica sulle donne

La violenza non sempre è “fisica”. Certe volte siamo vittime di un tipo di violenza subdolo, perché impercettibile. Si tratta della violenza psicologica, un tipo di violenza del quale ci si rende conto solo dopo molto tempo. Questo è ciò che è successo a me, e devo ammettere che questo tipo di violenza (parola che ancora adesso non sento “mia”, ma è così che viene definita la “violenza psicologica”) mi ha fatta cambiare molto. Ho sempre avuto molte insicurezze e complessi di varia natura, ma avere accanto una persona che acuisce questi complessi, che mette in luce i tuoi difetti, non è semplice, perché pian piano ci si convince che quella persona abbia ragione, che tu non sia “abbastanza”, o che sia diversa (peggiore) rispetto alle altre donne. A rendere il tutto ancor più complicato era il fatto che gli atteggiamenti nocivi non erano “continui”, ma si trattava di un comportamento ciclico, e questo mi confondeva ancor di più, facendomi impelagare in situazioni sempre più difficili da gestire. Oggi ho capito che quello che mi veniva detto non era “normale”, né sano, e che sono io ad avere il potere e il dovere di cambiare le cose. Sono io a dovermi assumere la responsabilità di difendere me stessa, di proteggere la mia persona da chiunque provi a farmi credere che sono sbagliata o anormale. Nessuno merita di sentirsi “sbagliata”.

#noallaviolenzasulledonne

Patrizia

mamma e figlia

Non ho mai avuto paura a uscire da sola di notte. Ricordo che tornavo da sola a mezzanotte dopo le cene di classe delle medie, nonostante gli allarmismi di mia madre. Anche perché la provincia di Torino non era proprio il paradiso della sicurezza. E anche dopo, all’università, prendevo da sola autobus anche a mezzanotte per rientrare a casa dopo le lezioni, gli aperitivi e le feste. Ma ultimamente qualcosa è cambiato, forse perché sono diventata mamma e ho delle responsabilità. Vado in giro da sola, anche a Milano, per lavoro, e prendo la metro di notte, ma mi guardo sempre indietro se non c’è nessuno in stazione, tirando un sospiro di sollievo quando finalmente appare qualcuno. E se è una donna meglio! Ma la paura più grande non è quella che riguarda me, piuttosto quella che riguarda le mie figlie. Quando lascio la grande di 8 anni andare da sola a comprarsi la merenda o a prendere il pane nella panetteria sotto casa, le raccomandazioni sono tante. E io in ansia sul balcone, aspetto di rivederla riapparire da dietro l’angolo. Apriti cielo se c’è un po’ di coda e ci mette più di quello che mi aspetto. Credo che quest’ansia per loro mi accompagnerà per il resto della mia vita.

#25novembre

Valentina

violenza sulle ragazzine

Sono una persona fortunata perché non sono mai stata vittima di violenza, almeno se la intendiamo come abuso fisico. Purtroppo però la violenza sulle donne può avere molte sfumature diverse, è subdola. Mi viene in mente un piccolo aneddoto che mi è successo più di 20 anni fa. Un pomeriggio, nel periodo delle scuole medie, ho fatto un giro con un amichetto in centro e ci siamo addentrati a La Rinascente. Sono sempre stata una bambina esteticamente anonima. Né brutta né bella, decisamente poco femminile. Insomma, a 12 anni non avevo nulla di provocante. Era primavera e indossavo una maglietta, una gonna in jeans fino al ginocchio e un paio di Superga. Ferma sulle scale mobili, dietro al mio amico, ero incantata a guardare le luci, i profumi e gli abiti. Finché non si è avvicinato un uomo, un signore, di cui non ricordo il volto (forse non l’ho nemmeno visto in faccia). La percezione che ho avuto è che fosse una persona distinta. Un insospettabile. Mi si è posizionato dietro, proprio nel gradino sotto il mio. E la cosa mi aveva già infastidita. Le scale erano pressoché vuote, perché una tale vicinanza? Per infilarmi “comodamente” la sua viscida mano sotto la gonna. Non si è limitato alla classica palpatina. Ho urlato, lui è scappato. Il mio amico mi ha portato subito dalla sua mamma che lavora a pochi passi da lì. Ero turbata e spaventa. Una cavolata? Forse. Questa è la classica situazione che le donne, soprattutto le giovani donne, sono abituate ad affrontare quotidianamente. In quante hanno provato la classica mano-morta in metropolitana? Per fortuna non è accaduto nulla di grave. Certo, questo signore mi ha comunque segnata. Durante l’adolescenza, per anni, sono andate in giro con un spray al peperoncino (tra l’altro scaduto senza essermene accorta) e, ancora oggi, non metto le gonne per prendere i mezzi pubblici e faccio attenzione a non dare mai le spalle. Mi appoggio sempre ovunque, dove posso. Questa è una forma di violenza.

#basta

Serena

violenza domestica

Tracciare i confini di ciò che è violenza è molto importante, nessuno pensa a se stessa come a una donna vittima di violenza, ma è il continuo sopportare, l’abbassare sempre di più le proprie aspettative e i propri bisogni, il perdonare schiaffi e grida, il nascondere i lividi e mentire a tutti che poi porta alle situazioni più gravi e, spesso, senza ritorno. Quando ci accorgiamo che ci sono cose che non raccontiamo per vergogna, per paura di essere giudicate o per “proteggere” il partner, lì dovremmo iniziare a farci qualche domanda. Bisogna sensibilizzare le donne all’indipendenza, all’autodeterminazione e al rispetto verso se stesse, al fatto che non esiste il troppo amore e che non c’è mai un amore sano laddove manca il rispetto. Questa violenza che non uccide ma annienta l’ho vista troppe volte e mi chiedo sempre come far capire che non è normale così.

#nonènormalechesianormale

Roberta

uscire sole

Abito in una cittadina tranquilla, una di quelle in cui – se ti venisse voglia – potresti uscire da sola, di notte, senza timori. Abbiamo un bellissimo lungomare sul quale sono in molti a concedersi lunghe passeggiate per godere della brezza marina e dei – più o meno timidi – raggi del sole. Ci si corre e si va in bicicletta: insomma, è il luogo ideale per fare un po’ di sana attività fisica. Qualche mese fa, complice l’insufficiente illuminazione di alcuni tratti e la poca affluenza, di sera, durante le stagioni più fredde, una donna è stata aggredita da un uomo. Fortunatamente, gridando, ha prontamente richiamato l’attenzione di un passante, spingendo l’uomo a fuggire. L’ episodio, tuttavia, mi ha in qualche modo segnata: ha infuso in me un pizzico di paura limitando, indirettamente, la mia libertà nell’uscire di casa di sera da sola, seppur per andare a camminare su un di norma tranquillissimo lungomare. Credo sia veramente ingiusto dover modificare le proprie abitudini o il proprio modo di essere, nessuno dovrebbe impedircelo. Eppure, e mi rammarico nell’affermarlo, io l’ho fatto per paura.

#noallaviolenzasulledonne

Foto | iStock e Getty Images

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ultimo aggiornamento: 25-11-2018