Il revenge porn è diventato un reato. Finalmente. La legge sul revenge porn è stata approvata dalla Camera all’unanimità con 461 voti favorevoli e nessuno contrario, a dimostrazione del fatto che è un provvedimento che mancava e che doveva essere attivato con urgenza. Facciamo un breve ripasso e vediamo insieme cos’è il revenge porn. Si tratta della diffusione di foto e video privati senza il consenso di uno più dei diretti interessati, quindi i video e le foto intime diffuse su Facebook, Youtube, Whatsapp ecc che vengono messe in rete da un ex, un fidanzato o chiunque altro e che poi vengono condivise e si diffondono al punto che non è più possibile averne traccia.

La legge prevede la pena per chi diffonde i video e le foto, con un’aggravante per gli ex e anche una pena per chi li condivide e quindi contribuisce alla diffusione. È previsto un aumento della pena nei casi in cui le vittime sono donne in gravidanza o disabili.

I casi come quello di Tiziana Cantone erano un buco nero nella giustizia, in cui nonostante i fatti fossero chiari e il reato incontrovertibile, mancavano le basi legali per procedere tempestivamente e con una pena adeguata. Tiziana è diventata l’emblema dell’intimità violata e data in pasto ai social, non ha retto alla pressione, alla gogna mediatica e alla vergogna e si è suicidata a soli 31 anni.

Purtroppo quello che è accaduto a Tiziana Cantone non è raro come si potrebbe pensare, sono tanti (troppi) gli ex fidanzati che dopo essere stati lasciati utilizzano video o foto fatti nei momenti di intimità per ricattare o punire. È accaduto a Belen Rodriguez, a Diletta Leotta e alla deputata del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti, ma accade purtroppo a moltissime donne.

Ecco le pene previste dalla legge su reveng porn:

  • È prevista la reclusione da uno a sei anni per chi “realizza, sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate”. Al carcere viene associata una multa da 5 mila a 15 mila euro. La stessa pena è prevista anche per chi diffonde senza il permesso delle persone rappresentate.
  • La legge prevede un aggravante e quindi una pena maggiorata se il reato è commesso dal partner o da un ex, dal marito o ex marito o da una qualunque persona con cui la vittima ha avuto una relazione affettiva. È considerata un aggravante anche se la diffusione avviene tramite i social.
  • La pena viene aumentata da un terzo alla metà se la vittima del revenge porn è una persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o se si tratta di una donna in gravidanza. Se invece la vittima è un minore si procede direttamente con il reato di pedopornografia.
  • La persona offesa deve presentare fare una querela e ha sei mesi di tempo, dal giorno delle scoperta della pubblicazione o della diffusione delle video o delle immagini. Per evitare ritorsioni o ricatti, la querela può essere ritirata solo in sede processuale. Nei casi più gravi lo Stato si riserva il diritto di procedere d’ufficio.

Foto | pixabay

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ultimo aggiornamento: 03-04-2019