In genere quando si pensa alle vertigini, ci si riferisce ad un disturbo chiamato “acrofobia”, ovvero paura delle altezze. Si tratta di una delle fobie più comuni, abbastanza fastidiosa per chi ne soffra, perché crea enorme disagio e persino attacchi di panico ogniqualvolta ci si rechi in un luogo alto – che si tratti di scale, di un edificio, di uno strapiombo naturale – ma non di una malattia vera a propria.

Diverso il discorso quando ci riferiamo alle vertigini vere e proprie, ovvero quella sensazione di perdita di equilibrio, sovente accompagnata da senso di nausea a debolezza, che può cogliere in qualunque momento e che può essere spia di qualche problema a livello auricolare. Vediamo meglio tutte le possibili cause delle vertigini.

Cominciamo con il definire cosa si intenda, esattamente, con il termine di vertigini (non legato alla “paura delle altezze”, evidentemente). Si tratta di un disturbo specifico in cui la persona percepisce improvvisamente l’ambiente circostante che gli “gira intorno” (proprio come dopo una bella sbornia) o è il soggetto stesso che, seppur immobile, si “sente girare”. Una sensazione che non si deve confondere con il senso di mancamento da debolezza (tipici quelli al mattino, sintomo di pressione bassa) e neppure con un altro problema che in inglese si definisce “dizziness” (confusione), che si manifesta in caso di patologie cardiache e vascolari, attacchi di cervicale eccetera.

Come si diagnosticano le vertigini? Spetta al medico fare una indagine a tutto campo, intervistando il paziente per avere tutte le informazioni sul caso. Ad esempio, se la vertigine sia scatenata da fattori quali rumori o movimenti, in quali momenti della giornata si verifichino, se sia associata a perdita di coscienza o a fenomeni di tipo auditivo (ad esempio acufeni, fischio all’orecchio persistente). In secondo luogo, lo specialista considererà l’età e le caratteristiche fisiche del paziente e la sua cartella clinica. Nel 95% dei casi, la causa delle vertigini “vere” è una infiammazione del labirinto, che si trova nella parte interna dell’orecchio e che regola il nostro senso dell’equilibrio e la percezione dello spazio. Le principali forme di vertigine sono quattro:

  1. Vertigine parossistica posizionale benigna: attacchi di breve durata scatenati da un movimento o da una posizione
  2. Malattia di Ménière: in questo caso le vertigini sono accompagnate da ronzio all’orecchio, nausea e vomito, si possono protrarre per molte ore e gli attacchi sono ricorrenti
  3. Labirintite o neurite vestibolare: è la causa più frequente di vertigini, si manifesta con attacchi di forte intensità che possono durare anche giorni e che poi si risolvono spontaneamente, ma che tendono a recidivare
  4. Vertigine emicranica: questo tipo di vertigine è ricorrente e può protrarsi per diverse ore

Come si curano le vertigini? Nei casi acuti, quando l’attacco si protragga in modo intenso per giorni provocando nausea e vomito violenti, è meglio andare al Pronto Soccorso per un intervento d’emergenza. Negli altri casi ci si dovrà sottoporre ad un esame del vestibolo auricolare dall’otorino, il quale valuterà il tipo di intervento necessario. Nel caso di vertigine parossistica posizionale benigna sarà sufficiente una manovra “meccanica”, mentre per la malattia di Ménière e la labirintite sono disponibili farmaci specifici e antibiotici che si possono anche iniettare direttamente nel timpano.

Foto| di jdn per Flickr

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ultimo aggiornamento: 12-04-2013