E’ stato e continua ad essere uno dei più complessi e oscuri casi di cronaca che abbia colpito l’opinione pubblica italiana il sequestro di Emanuela Orlandi, la 15enne figlia di un funzionario dello Stato vaticano che venne rapita il 22 giugno del 1983. Cosa si nasconde dietro quel rapimento, perché tutte le piste si sono rivelate dei vicoli ciechi, e soprattutto, a distanza di 30 anni, che fine ha fatto Emanuela?

Domande senza risposta ma… sembra che ora qualche squarcio su questa intricata vicenda si stia aprendo. “Merito” della confessione (tardiva) di uno dei presunti sequestratori della ragazzina, M.F.A., un superteste che nell’ultimo mese ha deciso di collaborare con la polizia e di raccontare la “sua” verità sul caso.

La svolta arriva con il ritrovamento del flauto appartenuto ad Emanuela, orchestrato proprio dal superteste,e preludio alla confessione, avvenuta nel corso di 5 interrogatori davanti al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto. Dal racconto del testimone, sembra che il rapimento della Orlandi sia collegato con un’altra scomparsa di poco precedente, quella di Mirella Grigori, rapita un mese e mezzo prima. Cosa collega queste due vicende, e chi era Mirella?

Una ragazzina come Emanuela, ma italiana, non cittadina vaticana, il cui sequestro avrebbe fatto parte di un medesimo disegno criminale progettato:

Dal nucleo di intelligence di cui facevo parte per esercitare pressioni sulla Santa Sede

Confessa M.F.A. Nientemeno. In pratica, questa sedicente organizzazione segreta, che coinvolgeva anche sacerdoti della Santa Sede, aveva lo scopo di usare il doppio sequestro:

(…) per creare situazioni da usare contro certi paesi dell’Est

L’idea venne messa in atto subito dopo il fallito attentato a papa Giovanni Paolo II, nell’81:

Quando i servizi segreti dissero ad Agca che se avesse collaborato avrebbe avuto la grazia sia del Papa che del presidente della Repubblica

Spiega il superteste. Per “premere” sulla Curia, agendo sulle divisioni e sulle fazioni interne (evidentemente di “corvi” in Vaticano ne sono sempre svolazzato parecchi), si pensò di organizzare i due sequestri, che, però, alla fine dovevano essere solo un “bluff”, ovvero una cosa priva di violenza. Non a caso, per convincere la Orlandi ad “allontanarsi volontariamente” da casa, furono coinvolte le sue compagne di scuola. Dice M.F.A. che la ragazza venne presa in consegna davanti al Senato grazie alla collaborazione di:

Una compagna di scuola, che salì con lei su un’auto assieme a un finto prete

Quanto a Mirella Gregori, le cose sarebbero state ancora più facili, perché la ragazzina si innamorò di uno degli uomini dell’organizzazione segreta e fuggì con lui a Parigi. C’è davvero il tanto per mettere su uno dei migliori film di spionaggio che si possano sceneggiare. Ma la domanda sorge spontanea: Emanuela, che fine ha fatto? Risponde il nostro superteste che la ragazzina:

non subì violenze, visse in due appartamenti e in due camper, le procurammo un pianoforte e la rassicuravamo dicendole che la famiglia era al corrente

Successivamente, secondo l’incredibile racconto, il gruppo si trasferì a Parigi e forse – chissà – Emanuela è ancora lì, viva e vegeta, con Mirella. Che dire… si aprono scenari a dir poco inquietanti, soprattutto perché questa confessione arriva a 30 anni di distanza dalle vicende. M.F.A. spiega che si è sentito libero di cominciare a rivelare i retroscena del caso Orlandi dopo l’elezione di papa Francesco e il mutato clima in Santa Sede. Sarà davvero andata così? Sicuramente non stiamo ancora leggendo il capitolo conclusivo…

Via| Corriere della sera

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ultimo aggiornamento: 24-04-2013