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Kathrine Switzer è una donna alla quale tutte noi dobbiamo dire grazie. Il 19 aprile del 1967 lei decise di correre la maratona di Boston. La terminò in 4 ore e 20 minuti, ma non è il tempo a essere importante nella sua storia, quanto il coraggio. Il coraggio di una donna che sfidò le rigide regole che proibivano alle donne di correre una maratona.

Lei indossò una felpa e dei pantaloni della tuta abbondanti per nascondere le sue forme femminili, registrandosi come K. V. Switzer. Nessuno prima della partenza si accorse di nulla, ma durante la corsa il giudice di gara Jock Semple la smascherò, cercando di fermare la donna, strattonandola e tentando di portarle via il pettorale. Accanto a Kathrine Switzer, però, c’era Tom Miller, il suo fidanzato dell’epoca, un lanciatore del peso di 106 chilogrammi che le fece da scudo per tutto il percorso, permettendole di terminare la gara.

Cinque anni dopo la sua impresa, le donne furono ufficialmente ammesse alla maratona: e nel 1972 Kathrine si ripresentò e vinse la gara, dimostrando che era una bravissima atleta, tanto da vincere due anni dopo anche la maratona di New York e nuovamente quella di Boston nel 1975. Il suo personale best, a fine carriera, era di 2 ore e 50 minuti.

Ma le sfide per lei non sono finite: ecco che, allora, il 17 aprile del 2017 a 70 anni, a 50 anni dalla sua prima volta, Kathrine Switzer ha partecipato ancora una volta alla maratona di Boston. Sempre con il pettorale 261.

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ultimo aggiornamento: 18-04-2017