Non sapete cosa regalare per la Festa della mamma. In realtà, non c’è bisogno di spendere molto, basta un biglietto scritto con il cuore. Per l’occasione, vi riportiamo le lettere di Sandro Pertini e di Salvatore Quasimodo, tagliate ad hoc, perché decisamente troppo lunghe. Potrebbero essere uno spunto per scrivere una lettera unica, dedicata alla mamma.

Lettera di Sandro Pertini

Mia buona mamma, Son riuscito a procurarmi un pezzo di lapis e un po’ di carta e tento di scriverti nonostante questi maledetti ferri che mi stringono i polsi. Voglio che ti giungano i miei auguri per il nuovo anno, mamma, e farò di tutto perché a Napoli questa mia lettera sia imbucata. Sono qui solo in una piccola cella del vagone cellulare. Mi portano a Napoli e verso il 27 mi porteranno al reclusorio di S. Stefano. Mamma buona e santa, non ti rattristare per questa tua nuova sorte. Pensa, mamma, che lotto per un’idea sublime, tutta luce. Oggi più di ieri io sento d’amare questa idea. Il carcere rende più profondo in me questo amore. La condanna, mamma buona, è motivo d’orgoglio per il tuo Sandro, e lo deve essere per te. Se tu sapessi con quale gioia, e con quanta fierezza io alzai dalla gabbia dopo la lettura della sentenza il grido della mia fede “Viva il Socialismo”, “Abbasso il fascismo”. […]Grazie mamma, di quanto mi hai mandato, non speravo tanto. Per ora continua a scrivere a Regina Coeli perché devi fare finta di non averla ricevuta questa mia. L’unita lettera appena letta spediscila alla buona signora. Tu mamma, amami sempre così! Ti stringe forte il tuo Sandro! (Roma-Napoli, 23 dicembre 1929)

Lettera di Quasimodo

Mater dulcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d’amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo. – Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore,
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. […]
(da “La vita non è sogno” 1946 –1948)

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ultimo aggiornamento: 30-04-2013