Avere una Ferrari 312 PB in garage è un privilegio da paperoni, che possono permettersi uno dei gioielli più luminosi della storia della casa di Maranello, oggi quotato milioni di euro. Si tratta di un’auto da gara di alto collezionismo, per pochi eletti. Scopriamola nei suoi dettagli.

Ferrari 312 PB

E’ una vettura eclettica e versatile, spinta da un affidabile propulsore di Formula Uno (quello della 312 B2) opportunamente adattato. Si può dire che sotto l’abito si nasconda una monoposto. Anche il cambio e le sospensioni sono mutuate dai bolidi a ruote scoperte. Sfrutta le conoscenze tecniche ed aerodinamiche acquisite coi prototipi precedenti, in particolare con la serie 512.

Il suo vero nome è 312 P, ma l’esigenza di distinguerla dal modello nato nel 1969 e caratterizzato dalla stessa denominazione, spinge alcuni cronisti ad aggiungere la lettera B di boxer alla sigla, così impropriamente storpiata in P/B. Ostenta una linea rabbiosa ed eccitante, densa di forte vitalità agonistica. Sembra la lama di un rasoio ed è una bella Sport. I tratti spigolosi enfatizzano la sua grinta.

E’ un’auto rigorosa e ben curata nella sua semplicità funzionale, che ne rappresenta uno dei tanti pregi. Il motore centrale da 3 litri (a V di 180°) esprime un’ottima coppia motrice. Sviluppa la straordinaria potenza di 450 Cv a ben 11.200 giri al minuto. Ha un baricentro basso e vantaggioso e questa sua essenza spinge Forghieri ad impiegarlo sui campi di gara.

La 312 diffonde una straordinaria musicalità meccanica, frutto della deliziosa orchestra a 12 cilindri contrapposti che ne anima l’azione. Il primo prototipo è vestito in alluminio, ma ben presto la semimonoscocca in acciaio ospiterà una carrozzeria in poliestere. Fra i punti di forza dello chassis spicca l’elevata robustezza strutturale. La forsennata corsa di questo prototipo è rallentata da vigorosi dischi autoventilanti, capaci di svolgere egregiamente il loro lavoro.

I quattro serbatoi, che accolgono 120 litri di carburante, bilanciano al meglio le masse della vettura, ma “abbracciano” pericolosamente l’abitacolo, con grave pregiudizio per la sicurezza attiva e passiva. Il più capiente è disposto sul lato sinistro, per compensare il peso del pilota. La nuova nata, che vanta delle dimensioni compatte, gode di un peso ridotto, grazie al lavoro svolto per il suo contenimento. Verrà prodotta in 14 esemplari.

La 312 P aderisce alle nuove disposizioni della Commissione Internazionale che, a partire dal 1972, vuole come protagoniste del Campionato Marche le sole Sport da 3 litri. E’ un’auto maneggevole e facile da guidare, che vanta una fantastica tenuta di strada. Il suo debutto avviene il 10 gennaio del 1971 alla 1000 km di Buenos Aires, dove coglie un ottimo secondo posto in qualifica, ad appena 4 centesimi dalle grosse Porsche 917, che in gara sfida senza timori reverenziali. Un dramma è però alle porte. Nel tentativo di scavalcare la 512 M di Parkes, Giunti colpisce la Matra di Jean-Pierre Beltoise, ferma di traverso in mezzo alla pista (a secco di benzina). Lo scontro è violentissimo, la vettura prende fuoco e il povero Ignazio lascia questo mondo.

Varie magagne segneranno la sua tabella di marcia nell’arco dell’anno. La creatura del “cavallino rampante” è costretta al ritiro, spesso quando conduce la gara, magari dopo aver dominato anche le prove. Nonostante le avversità, riesce ad emergere nei confronti della Sport di Stoccarda in quei contesti dove prevalgono tenuta e maneggevolezza. La tribolata stagione si chiude con una doppietta alla 9 Ore di Kyalami, con Regazzoni e Redman davanti a Ickx e Andretti. E’ il preludio di una nuova fase all’insegna della gloria. La rivincita arriva infatti nel 1972, quando le 312 faranno incetta di successi.

La “rossa” non accusa più i problemi di gioventù, ed è un’arma collaudata e robusta. Oltretutto migliorata nel telaio e nell’aerodinamica. In gara non ci sono più i prototipi da 5 litri, esclusi dal nuovo capitolato sportivo. Il bolide di Maranello, affidato a grandi assi del volante, fa suo un incredibile en-plein, conquistando tutte le gare della serie iridata. Dodici vittorie su 12 prove disputate, 10 delle quali valide per il Mondiale. Spesso sono splendide doppiette. Ancora più vistoso il dominio alla 1000 Km di Zeltweg, in Austria, dove l’auto riesce ad occupare le prime quattro posizioni nella classifica finale. Per la Ferrari è la conquista dell’ennesimo Trofeo Costruttori, il tredicesimo della ricca carriera.

La “barchetta” emiliana continuerà a correre nel 1973, cogliendo i primi due posti alle maratone di Monza e del Nürburgring (controllare questi due successi). Arriva il momento del congedo ufficiale della Casa di Maranello dalle gare di durata, che tanto lustro hanno regalato alla sua nobile storia!

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ultimo aggiornamento: 30-08-2014