La parità dei sessi passa anche attraverso i giocattoli. Se però una bambola o qualsiasi altro giocattolo destinato – teoricamente –ad un target femminile viene a costare di più di un giocattolo destinato – sempre teoricamente – ad un bambino, allora la scalata verso l’uguaglianza di genere è ancora lontana.

A rivelarlo, un articolo pubblicato su Panorama: nel pezzo si confrontano giocattoli, ma più in generale i prodotti femminili, per scoprire che hanno una maggiorazione di prezzo rispetto a quelli maschili. Lo confermano gli studi di vari gruppi di ricercatori statunitensi e inglesi che, dopo aver messo a confronto i prezzi di circa un migliaio di beni di consumo, si sono resi conto che quelli destinati a un pubblico femminile, anche quando identici, erano inevitabilmente più cari. Uno scarto molte volte minimo, ma che può anche variare del 50 per cento il prezzo finale.

I giocattoli sono il problema principale: un monopattino, ad esempio, che è un giocattolo universale, negli Stati Uniti può costare 25 dollari scarsi nella sua versione “maschile” ma 50 in quella “femminile”. Stesso discorso vale per un caschetto da bici: 15 dollari la versione azzurra, 30 quella rosa. E ancora: la nave dei pirati dei Playmobil costa 25 dollari, quella delle fate, sempre di Playmobil, 38 dollari.

Le aziende giustificano questa forbice di costo ad un problema principalmente di costi di produzione, ma non è così. Anche perché in Europa – Italia compresa – i giocattoli vengono venduti più o meno, allo stesso prezzo. Allora perché?
Lo studio dei ricercatori spiega questa differenza di genere in due modi. “Anzitutto – si legge nell’articolo – con la convinzione diffusa ma errata che tutti i prodotti destinati al pubblico femminile siano meglio rifiniti a livello di lavorazioni, tessuti e materiali da diventare inevitabilmente più cari”. Ma c’è anche uno stereotipo alla base di tutto ciò, e rientra nel fatto che secondo il pensiero comune le donne siano più inclini allo shopping degli uomini. Le piccole come le grandi donne (nel senso d’età). In netta contraddizione, però, con il salario, che per le donne in molti Stati è ancora minore rispetto allo stipendio di un uomo. Perciò, finché non cambia la storia, la mano al portafogli è bene che la mettano i papà.

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ultimo aggiornamento: 02-02-2016