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Al cospetto di un’opera di Emilio Isgrò ci si sente complici del gioco di un bambino: la carica di ironia che si percepisce guardandole cancella le regole che ognuno di noi si impone per relazionarsi con il mondo. Il bambino è anche un poeta e il poeta in questo caso è l’artista siciliano Emilio Isgrò (classe 1937) che in 50 anni di carriera ha cercato il modo “per sentirsi libero”. A Milano nelle tre sedi di Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni, con le opere in mostra fino al 25 settembre ci si avvicina alle molteplici sperimentazioni dell’artista irriverente, che cancella il linguaggio (e non solo) per crearne uno nuovo, che tralascia l’immagine tanto cara alla pop art, per concentrarsi sul valore della parola.

Nel suo esordio poetico nel 1956 con il libro edito da Arturo Schwarz Editore, Fiere del Sud, si intuisce quanto le parole e il pensiero dietro al segno, siano determinanti per la sua ricerca d’artista. Seguirà alle poesie e alla scrittura la non-scrittura nella mostra alla Galleria Apollineare del ’68 il Cristo Cancellatore (Palazzo Reale) in cui l’artista attraverso installazioni si fa protagonista grazie ad un metodo molto personale: la cancellatura. Da quel momento anche i grandi classici come I Promessi Sposi (Casa Manzoni: I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati) l’Enciclopedia Treccani e la Costituzione (a Palazzo Reale) sono parte di un’azione che distrugge, per esaltare poche parole, che altrimenti andrebbero perse nella retorica dei concetti.

Una parola cancellata sarà sempre una macchia, ma resta pur sempre una parola. Un particolare smisuratamente ingrandito di Kissinger o di Mao sarà un’immagine cancellata, ma resta pur sempre un’immagine. (E. Isgrò)

Non solo la cancellatura, ma anche l’ingradimento di particolari che hanno portato all’opera monumentale Seme dell’Altissimo di 7 metri per l’Expo 2015. In Biografia di uno scarafaggio (1980) e Le api di Istanbul (2010) Emilio Isgrò riflette sulla cultura mediterranea che diventa centrale per recuperare l’identità. La Sicilia, terra di partenza per l’affermazione della sua identità è nell’opera teatrale L’Orestea di Gibellina (Palazzo Reale) per la ricostruzione di Gibellina dopo il terremoto del ’68.

Alle Gallerie d’Italia tra i grandi personaggi del pensiero da lui scelti (Chopin, Galileo Galilei, Testori, Savonarola…) cancella anche Alessandro Manzoni, il ritratto realizzato da Hayez. Ne L’occhio di Alessandro Manzoni lascia vigile solo l’occhio sinistro e afferma la centralità dell’arte senza nozionismi.

Se abbiamo una cattiva politica sopravviviamo, se abbiamo una cattiva arte siamo destinati a sparire

Foto| palazzorealemilano.it

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ultimo aggiornamento: 08-07-2016