Michelle Hunziker è diventata mamma per la seconda volta mercoledì pomeriggio, una notizia lieta, molto attesa, dal grande pubblico che da anni segue e ama la soubrette svizzera. Ha però lasciato molto perplessa la richiesta di rientrare al lavoro subito: fosse stato per lei, l’avremmo vista già in onda, ma ha concordato con Antonio Ricci che rientrerà alla conduzione di Striscia La Notizia lunedì: 4 giorni dopo il parto. Il motivo? Vuole dimostrare che la gravidanza non è una malattia.

È vero la gravidanza non è una malattia, ma non è neanche un momento della vita che può essere liquidato in poche ore. È un grosso trauma fisico, sia per la “violenza della nascita” (anche nel migliore dei parti dolci e naturali) sia per le emozioni e le trasformazioni vissute dalla donna nel corso dei nove mesi. La maternità implica una sorta di regressione femminile: si diventa più fragili, più vulnerabili, si cerca di tenere il passo mentale con un corpo che si trasforma molto velocemente.

Chi ha provato l’esperienza, lo sa bene: non c’è cosa più bella e al tempo stesso più faticosa. E non è retorica. Sono anni che lottiamo per avere dei diritti che tutelino le mamme sul lavoro, durante la gestazione e subito dopo. Che alziamo la voce per avere dei servizi di assistenza alla maternità e poi apriamo i giornali e vediamo una bellissima Michelle pronta a tornare in video 24 ore dopo il parto al grido “Non è una malattia”. Mi spiace, ma non è un esempio positivo, almeno non è di conforto per tutte quelle donne che non hanno l’entourage Hunziker/Trussardi, che si sentono stanche, che faticano a prendere il braccio il loro neonato, magari dopo un travaglio estenuante o un cesareo d’urgenza, e sono piene di sensi di colpa.

Non esiste solo la Hunziker. Sono tantissime le donne che hanno fatto carriera e che per non rinunciare alla loro carica, sacrificano la maternità: per esempio Marissa Mayer, Ceo di Yahoo!, è stata assunta incinta e ha scelto di non usufruire al periodo di esenzione dal lavoro. Ne vale la pena? E’ davvero questo che desideriamo e non ci saranno delle ripercussioni? Non ci sono solo quelle sul bambino (tanto decantate dagli esperti di depressione post partum), ma sul nostro corpo, sulla nostra salute mentale.

E poi, diciamo basta alle bellone che espongono il loro fisico perfetto, senza cellulite e senza occhiaie, pochi minuti dopo aver partorito: da Belen a Kate Middleton. Non esistono Wonder Woman, ma solo donne normali che hanno diritto di vivere la loro normalità.

Foto | Trussardi su Facebook

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ultimo aggiornamento: 11-10-2013