In occasione della Milano Design Week 2016, Designerblog ha incontrato ed intervistato Giovanni Luca Ferreri, art director di Rivalto Home by Arte Veneziana.

Ci racconta la storia dell’azienda?

“RIVALTO è un brand che nasce dalla mia collaborazione con Arte Veneziana. Ho conosciuto l’azienda quasi vent’anni fa e da subito ne ho apprezzato le capacità artigianali e umane della famiglia Zanin. Un giorno di tre anni fa – in un pranzo pantagruelico – abbiamo intuito che era giunto il momento di cominciare una ricerca comune che puntasse ad uno stile proprio.”

Quali sono le novità che avete presentato al Salone del Mobile 2016?

“Quest’anno, che è il terzo per il nostro brand, sottolineiamo in nuove linee e complementi quelli che sono i caratteri che in poco tempo ci hanno distinti.”


La forza di un brand come Rivalto Home by Arte Veneziana?

“Ci distingue l’unicità del risultato. Attraverso le numerose lavorazioni del vetro. Inciso, molato, soffiato, accostato a metalli e pietre, gli oggetti che realizziamo si distinguono per carattere e unicità.”

Il primo oggetto di design che ha comprato?

“Uno scaccia pensieri. È uno strumento musicale ma ero rimasto affascinato dalla sua forma e dalla capacità della stessa, attraverso la tensione di una parte, a produrre un suono. Un suono magari poco aggraziato ma meccanico e “visibilmente” custodito nelle linee. In generale credo che siano gli strumenti musicali gli oggetti più affascinanti che l’uomo pensa, progetta e realizza.”

Come si sposano oggi a suo avviso creatività e commercio?

“È un matrimonio di interesse.”

(provocazione) Il design potrebbe diventare mai un fenomeno globale come la moda (o lo è già)?

“Personalmente ho sempre considerato la moda parte delle attività di un designer. Negli ultimi dieci anni qualche designer, che poi si è occupato di arredi e decorazioni di interni, arrivava proprio dal mondo della moda. Questa incursione ha prodotto una rivoluzione a cui tutti si sono dovuti adattare. Questo a scapito della qualità degli arredi stessi. Noto però che negli ultimi due anni vi è stata un’ inversione di tendenza. I veri ebanisti – quei pochi rimasti – hanno tirato un sospiro di sollievo.”

A quali nuovi bisogni cerca di rispondere oggi il design?

“Credo che il design come lo si insegnava e apprendeva nelle scuole – nel mio caso il Politecnico di Milano – non esista più. Si sta migrando progressivamente da oggetti con cui fai qualcosa a oggetti che fanno qualcosa.”

Una delle sfide di maggiore attualità per un progettista é quella della compatibilità ecologica. Ritiene che sia un elemento tenuto in sufficiente considerazione?

“No. Ma è anche giusto non essere ipocriti. Qualsiasi oggetto che produciamo non è ecologico in quanto non siamo mai certi della sua reale utilità.”

Qualità è sinonimo di longevità?

“Soddisfazione.”

Cosa significa per lei design?

“Unire l’utile e l’inutile in un’unica forma.”

Ci segnala un giovane designer da tenere d’occhio?

“Rimango sempre affascinato dai progetti dei giovani studenti che approcciano all’attività progettuale. A volte mi capita di memorizzare un nome scommettendo sulle sue capacità. Poi non lo ritrovo mai. A mio avviso è la dimostrazione che – nonostante il nostro sia un paese conosciuto proprio per i suoi talenti – questi nascono nel posto sbagliato.”

E un maestro da non scordare?

“Se parliamo di design in senso stretto sicuramente Achille Castiglioni. Se guardiamo al progetto come prefigurazione di un mondo a venire non c’è dubbio: Le Corbusier.”

In che modo i social network e i blog stanno cambiando il design?

“Sono diventati il design.”

Come vede il futuro del design?

“Immateriale. Un mondo in cui forme e strutture si dissolvono in luce e suono. Un’esperienza sensoriale in cui probabilmente toccheremo sempre di meno oggetti e utensili.”

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ultimo aggiornamento: 21-04-2016