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Nel distretto 5VIE di Milano, in occasione della Design Week 2017, si terrà allo Spazio BIG Santa Marta la mostra fotografica Christopher Broadbent “Here today […]”. L’occasione nasce dal fatto che proprio nelle 5VIE, nel cuore della Milano storica, risiede lo studio del fotografo inglese, da oltre quarant’anni a Milano, dopo il periodo a Parigi per studiare cinema e fotografia, i viaggi per realizzare documentari e gli spostamenti tra Milano e New York per la fotografia redazionale.

In controtendenza con lo scatto digitale, la camera e il banco ottico sono gli strumenti utilizzati da Broadbent per lavorare con la fotografia come mezzo d’espressione fortemente legato all’artigianalità, rendendola molto materica, con un lavoro fatto di studio di piani visivi e di prospettiva, di costruzione di volumi, di luce, tempi lunghi e di una ricercata stampa finale.
Dopo una carriera nel campo della fotografia pubblicitaria e degli spot televisivi, che lo ha reso noto e gli ha fatto conseguire riconoscimenti e importanti premi internazionali, Broadbent nel 2000 decide di tornare alla fotografia artistica, quale mezzo d’espressione in cui non fosse l’immediatezza e l’azione il fulcro dell’immagine, ma dove lo studio e la tecnica ricoprissero il ruolo primario: la pura essenza delle cose nella sua staticità.

Così nascono le sue nature morte e la serie “Here today […]” (citazione del detto inglese ‘Here today, gone tomorrow’) in cui i protagonisti sono oggetti tratti dalla vita quotidiana, immortalati in un tempo sospeso e di oblio. E con loro i fiori, nella propria decadenza materiale. Broadbent così rappresenta lo sfiorire del tempo, dell’attimo e della bellezza, in immagini in cui la luce indaga e diventa il mezzo che valorizza le cose.

In molte di queste immagini, come un fil rouge, ritorna un filo di raffia: «Il filo – racconta Broadbent – mi serve molte volte a legare insieme tutta la composizione, ma se volessimo trovargli un significato simbolico rappresenta il tempo che passa, lo scorrere dell’esistenza». La struttura narrativa della mostra è composta da 20 fotografie realizzate negli ultimi cinque anni. I maestri del Settecento sono i suoi principali ispiratori; le sue nature morte travalicano senza troppa difficoltà i confini tra pittura e fotografia, producendo un’opera senza tempo. È il tempo, nella sua staticità, il vero soggetto attorno al quale si sviluppa la sua opera: «La fotografia, mancando di astrazione e basandosi sulla realtà, può resistere appesa a un muro solo se colta nella sua staticità».

Broadbent crea un mondo di luci e di ombre dipingendo manualmente teli che serviranno poi da background per le sue foto; contro questi sfondi immateriali, senza pretese artistiche, l’arte delle sue foto prende vita in un elegante trompe-l’oeil, evidenziando gli oggetti e lasciando sfumato tutto il resto, permettendo così all’osservatore di immaginare l’ambiente e arredarlo con i propri sogni.

«Uso la penombra di una stanza vuota – spiega Broadbent – per suggerire il tempo sospeso in attesa di un intervento o di una conclusione. Come per una terzina in poesia, ho adottato una gabbia metrica in uso da secoli per la natura morta: struttura ortogonale, luce dalla finestra per un disegno in chiaroscuro, piani prospettici orizzontali marcati per mettere le cose a portata di mano dell’osservatore».

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ultimo aggiornamento: 25-03-2017