Quando si parla di infertilità femminile e quindi anche di ricorso alle tecniche di fecondazione assistita (come la FIVET), la stimolazione ovarica è il primo step che i medici consigliano per aumentare le possibilità di concepimento inducendo l’ovulazione.

Per fare questo si somministrano alle donne in cerca di un figlio delle dosi giornaliere di DHEA (deidroepiandrosterone), sostanze che una volta assimilate dall’organismo si trasformano in testosterone, un ormone maschile secreto in piccola parte anche dalle ghiandole surrenali femminili.

Questo trattamento consentirebbe di aumentare la produzione di ovuli e quindi sarebbe propedeutico ad una una successiva fecondazione in vitro. Un nuovo studio, però, sembrerebbe rivalutare in generale tutta l’azione stimolante sull’attività ovarica degli ormoni androgeni, non solo del testosterone. Secondo quanto scoperto dai ricercatori dell’Università di Rochester (USA), Stephen R. Hammes e Aritro Sen in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), gli ormoni maschili avrebbero un ruolo nel mantenere attivi i follicoli ovarici, quelli che producono gli ovociti.

Da un lato, essi ne aumentano la vitalità (impedendo la morte precoce), in secondo luogo, li renderebbero più sensibili all’azione dell’ormone FSH che è quello che stimola la produzione dell’ovulo. Ergo, secondo i ricercatori, se una donna non produce abbastanza ormoni androgeni (naturalmente considerando le quantità minime normali che può produrre una donna, ben diverse da quelle maschili), potrebbe avare problemi di fertilità.

Ergo, nei Centri di Fecondazione assistita un aiuto alle donne che vengono sottoposte a stimolazione ovarica arriverebbe proprio da una somministrazione di piccole quantità di ormoni maschili, non solo dei cerotti a base di DHEA. Secondo i dati della ricerca circa il 20% delle pazienti produce meno follicoli attivi di quanto sarebbe normale per la loro età, il che suggerisce una carenza di ormoni androgeni.

Se questi dati verranno confermati negli studi clinici, si potrebbe proporre che l’aumento di bassi livelli di androgeni in una donna con riserva ovarica ridotta potrebbe aumentare la sua capacità di produrre più ovuli per la fecondazione

Affrescano gli esperti. Una nuova speranza, dunque, per tutte le aspiranti mamme.

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ultimo aggiornamento: 06-03-2014