Per anni le donne in Cina hanno vissuto situazioni tremende: infanticidi, sterilizzazioni forzate, feti trattati come immondizia. Era vietato avere più di un figlio, per non favorire l’incremento demografico. E per essere sicuri che le donne ubbidissero, era cosa nota il reato di “implicazione”, ovvero chiunque andasse contro la legge del figlio unico (dai genitori agli zii, dai vicini da casa ai fratelli), veniva arrestato e torturato.

Qualcosa però sembra essere cambiata. La legge del figlio unico, approvata nel 1979, non dovrebbe avere più valore, almeno dalla fine del 2013, da quando il comitato centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) ha approvato una riforma della politica demografica. Attenzione non è stata totalmente annullata, ma è stata modificata. Oggi le coppie possono avere un secondo figlio, se i genitori sono entrambi figli unici.

La politica del figlio unico, oltre ad aver diffuso maltrattamenti tra le donne e terrore, ha causato l’invecchiamento della popolazione, la riduzione della forza lavoro e l’aumento della spesa sanitaria. Inoltre, si è manifestato non come consiglio alle famiglie, ma come aborto forzato, come infanticidio e come netta preferenza per i figli maschi. Il pensiero popolare infatti è il seguente: se possono avere un solo erede, che sia maschio. Risultato? Aborto di genere e soprattutto diminuzione della popolazione femminile (37 milioni di uomini non hanno moglie), favorendo il traffico di donne dall’estero.

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ultimo aggiornamento: 16-06-2014