Per alcune donne fare figli è il massimo della realizzazione. Per alcune donne. Non è infatti obbligatorio riprodursi e soprattutto diventare madri e non è detto perché si decida di scegliere la strada della genitorialità, che debba essere l’unico modo per sentirsi “donne”. Per fortuna, anche in questo campo molto e cambiato. E sono sempre più rare le signore (e peggio i signori) che si fanno scappare frasi del tipo “una donna senza figli, è una donna a metà”.
Non avere figli può essere una scelta di vita, una scelta felice che non solo va accettata ma non va neppure discriminata. E’ un diritto. Non bisogna scambiare una donna con le potenzialità del suo utero, sarebbe un errore gravissimo ed è anche uno stereotipo offensivo. Ecco quindi però che qualcosa deve cambiare, a livello sociale.
Si formano, anche tra le amicizie, dei gruppi a volte irritanti (soprattutto per me che sono un po’ outsider per carattere): si tende a frequentarsi tra famiglie con prole e tra single o single di ritorno senza figli o con figli grandi. La discriminazione è reciproca: da una parte ci sono le madri, convinte – soprattutto se hanno bimbi piccoli – che chi non ha avuto figli non sappia cosa sia la fatica vera, dall’altra ci sono i “senza figli” che invece stanno ben alla larga da chi si è riprodotto: l’odore del latte può essere nauseante e i piccoli drammi domestici sono così noiosi.
Sono reali entrambe le posizioni, quello che manca è un po’ di tolleranza e di accettazione. L’orgoglio di essere madre e l’orgoglio di essere libere da figli è importante in egual misura. Basta riconoscerlo. E finiamola con le solite domande. Iniziano a darci il tormento a 15 chiedendoci se abbiamo il fidanzato, il secondo step è quando ti sposi e poi quando fai un figlio? È davvero questo che conta?
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