Non molti sanno che il giovane Andy Warhol é stato un disegnatore infaticabile. Costantemente impegnato a descrivere in pochi tratti la realtà americana degli anni ’50, l’artista ai suoi inizi dimostra un accanito desiderio di riprodurre i suoi contemporanei, gettando le basi di un procedimento che darà vita alle grandi opere critiche della Pop art. Ma uno degli interrogativi che girano intorno alla grande mostra di ben 300 schizzi, visitabile fino al 21 febbraio presso il Lousiana Museum of Modern Art situato a nord di Copenhagen, é il come mai tali lavori siano stati dimenticati. La storia in realtà é semplice e, con il senno di poi, si spiega in poche parole.

Sopraffatti dalla morte di Warhol, gli addetti alla catalogazione della sua fondazione newyorkese si ritrovarono letteralmente sommersi da centinaia di opere da identificare accuratamente, e decisero di concentrarsi sul periodo principale e sulla produzione più recente ed abbondante, archiviando sotto la dicitura “materiale da archivio privo di interesse artistico e commerciale”, un gran numero di disegni, che sono stati poi riscoperti nel 2011 grazie all’intuizione e all’insistenza del gallerista Daniel Blau. Incuriosito dalla scarsità di opere note appartenenti al decennio ’50-’60 e soprattutto da creazioni a sfondo politico che aveva avuto occasione di vedere a Basilea, Blau si é concentrato proprio su questi lavori, alcuni dei quali sono già stati esposti in ottobre alla Frieze di Londra, che contengono già il nucleo della prospettiva esplorata in seguito dall’artista, come ben inquadrano le parole de El Pais:

Nei suoi disegni l’artista opta per la riproduzione a catena dele sue opere e mescola la cultura elitaria a quella popolare, la superficialità liberatoria e il compromesso politico. Esattamente ciò che farà più tardi, alternando il ritratto di Marilyn Monroe a Mao Zedong. Confrontando eroinomani disperati e ragazzine splendenti nei vestiti della domenica, Warhol contrappone il dogma della felicità a tutti i costi che emerge dal cataclisma della guerra e la controcultura che germina negli anni ’50, molto prima dell’arrivo di Valerie Solanas, The Velvet Underground e decine di altri reietti in cerca del quarto d’ora di celebrità.

Via | cultura.elpais.com

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ultimo aggiornamento: 10-01-2013