Il Vasari la chiamava la palla a settantadue facce, ma il suo vero nome è Duodecedron elevatus solidus e stava in cima alla lanterna sulla cupola della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo a Firenze. Si tratta di un’opera realizzata da Michelangelo nel 1520 per Papa Leone X, un oggetto composto da due semisfere sfaccettate a sessanta triangoli, impostate sugli spigoli di un dodecaedro che danno vita ad un solido con dodici piramidi a base pentagonale.
Proprio oggi, nel corso della presentazione successiva al restauro, Vincenzo Vaccaro, funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Firenze, ha fornito una nuova ed interessante storia della creazione della ‘palla’.

Foto di sailko via Wikimedia Commons.

Con molta probabilità Michelangelo prese spunto dal suo illustre predecessore Leonardo da Vinci, che aveva disegnato una serie di disegni geometrici ed una grande palla di rame dorato (che noi conosciamo grazie alle 60 riproduzioni contenute nel De Divina Proportione di Luca Pacioli).
Oggi il dodecaedro restaurato, la cui origine è sicuramente più chiara, sarà protagonista di Nello splendore Mediceo. Papa Leone X e Firenze, una mostra che aprirà a marzo all’interno del programma di Un anno ad arte 2013Arte civica a Firenze tra Medioevo e Rinascimento, la rassegna composta da otto mostre e curata da Nicoletta Baldini e Monica Bietti.
 
Via I Repubblica

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ultimo aggiornamento: 17-01-2013