L’ultima volta che ho messo i piedi alla Città della Scienza di Napoli risale alla primavera del 2010, quando i mie passi bazzicavano ancora per la maggior parte in Italia e la dolcezza di aprile preannunciava una nuova estate d’afa, granite e lavori interrotti. A Bagnoli era un’oasi, una di quelle delle quali i cittadini parlavano a cuor leggero, orgogliosi di quell’angolo di partenope un po’ decentrato, ma citato in tutta italia e spesso meta di esposizioni famose.
Leggere del fuoco e guardare le immagini della devastazione che ha colpito uno dei pochi siti del Sud Italia che permettevano di “toccare con mano” alcuni principi della fisica e le “strabilianti capacità delle scienze applicate”, è stato un brutto colpo, di quelli da rizzare i capelli, e le reazioni di alcuni rappresentanti delle istituzioni, riunite alla pagina rassegna stampa, lasciano credere che in fondo la cosa interessi davvero a qualcuno, ma il tempo potrebbe spegnere parecchi ardori.
E ora che le fiamme sono state domate, ma le ceneri sono ancora tiepide, sull’homepage del luogo c’è un appello diretto, dello stesso tono di quello di Marco Parini, Presidente nazionale dell’Associazione Italianostra, impegnata per la salvaguardia e la conservazione dell’ambiente e del territorio nel Belpaese, lancia un appello al governo prossimo venturo, invitandolo a rimediare al disastro prima che tutto venga dimenticato e uno dei punti fermi di Napoli si trasformi nell’ennesimo monumento abbandonato in attesa di una ricostruzione che non verrà.

Con l’incendio che ha devastato la Città della Scienza di Napoli se ne va in fumo una importante esperienza culturale: realizzata a Bagnoli nel contesto di un grande programma di recupero urbano, contava circa 350.000 visitatori all’anno ed occupava tra dipendenti ed indotto circa trecento persone.
Questa esperienza che  prese avvio nel 1996  e ne vide promotore lo Stato, la Regione, la Provincia ed il Comune di Napoli ha rappresentato per il Sud e per l’intero Paese un centro culturale di alto livello, un museo scientifico all’avanguardia. Quest’esperienza non può finire con un rogo, magari doloso.
Italia Nostra chiede al nuovo Governo una risposta immediata con il finanziamento della  sua ricostruzione in tempi rapidi. Non si pensi al concorso delle risorse economiche tra le esangui casse degli enti locali. Risponda il Governo che va a nascere con un atto che dia sostanza ai mille impegni elettorali assunti da tutti i partiti sulla cultura.

Lasciandovi sulle note amare di un tweet di Roberto Saviano:

Via | italianostra.org

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ultimo aggiornamento: 07-03-2013