Un architetto, quarant’anni di lavoro, e una mostra che inaugura il 16 maggio. Alla Galleria Embrice di Roma si entra, a partire da giovedì 16 maggio 2013, nel vivo della prolifica attività di Cina Conforto. In esposizione ci sarà un percorso che prende come punto di partenza il periodo della formazione con il primo progetto dedicato alla metropoli contemporanea, dal titolo Pattern metamorfico per la città.

Un cammino che continua per poi svilupparsi attraverso i primi importanti progetti romani, come ad esempio il negozio Triade del 1969, fino a svelare quelli più importanti e nazionali firmati dall’architetto, come quando era a capo dei lavori presso le Soprintendenze di Pisa e Roma, o ancora dagli interventi di scavo e restauro delle aree archeologiche della Valle del Colosseo e delle Terme di Caracalla, fino all’importante progetto quadro del nuovo settore del Museo Nazionale Romano negli edifici dell’area della Crypta Balbi.

Una mostra che vuole essere anche spunto di riflessione sull’intero concetto di architettura, che chiamerà a rapporto molti studenti, appassionati, professionisti ed addetti ai lavori. L’architettura, viene letta in chiave storica ed evolutiva, dinamica e mai statica, sia nel suo degradarsi che poi nel momento di rinascita che conosce attraverso il restauro. Cina Conforto diventa la testimonianza dei più generali temi della metamorfosi e della dialettica fra infinito, indefinito e finito: il disegno e lo stesso manufatto si trasformano nel tempo e nell’uso, per il decadere dei sistemi componenti, per il confronto col contesto, per le variazioni della natura in un continuo processo di metamorfosi di luci, ombre, riflessi, per il moto degli elementi, per la presenza dell’uomo.

La mostra Architettura nel teatro dell’assurdo, Cina Conforto: teorie, architetture e restauri 1966-2002 è a cura di Carlo Severati, l’allestimento a cura di Carla Corrado. Il catalogo è stato curato invece da Silvia Nicolucci, per i tipi della Aracne editrice.

L’operazione di progetto interposta fra materia e forma, nel restauro e negli allestimenti permanenti, come nella copertura dell’Arco di Costantino o alla Crypta Balbi, attinge alla stessa cosmogonia; i suoi interventi, dal dettaglio all’insieme, sono caso per caso nuovi, supportati dalla fantasia e non riconoscibili come citazioni di esempi. Dettagli costruttivi nei quali sempre la qualità architettonica gareggia con l’elevatissimo interesse del bene culturale. Una personalità ironicamente attonita, come appunto in un teatro dell’assurdo, di fronte alla scarsità dei risultati che la mancanza, e il cattivo uso di risorse e cultura consentono di ottenere per il miglioramento della qualità della vita, rispetto alle energie profuse nella ricerca e nel progetto.

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ultimo aggiornamento: 13-05-2013