Il bambino piange. È un dato di fatto, cui i neogenitori devono abituarsi velocemente. I neonati esprimono le proprie esigenze attraverso il pianto. È l’unica forma di comunicazione che conoscono e i genitori devono imparare a interpretare i pianti del bambino, perché non sono tutti uguali.
Che cosa fare? Gli esperti del dell’ospedale Bambino Gesù di Roma suggeriscono:
Il consiglio è quello di attendere alcuni istanti prima di intervenire per cercare di capirne le motivazioni, senza “tamponare” (magari offrendo meccanicamente il ciuccio) e far tacere il piccolo non avendo compreso le sue richieste. Il neonato ha bisogno di sviluppare la sua “voce”, di esprimersi e comunicare: le radici della modalità di espressione vengono infatti poste fin dai primi giorni di vita.
Quali sono i motivi per cui può piangere? Sono ragioni abbastanza primordiali. Principalmente il piccolo si lamenta perché ha fame (in questo caso è un pianto inizialmente basso per poi diventare forte e ritmico), di dolore (un pianto intenso, che alterna silenzio e singhiozzi) o per collera (simile a quello della fama ma con una tonalità più bassa e un’intensità costante).
A tranquillizzarlo di solito (oltre al cibo e alla cura di un eventuale dolore al pancino), c’è il caldo abbraccio della mamma (anche del papà) e la voce della mamma. È importante che il genitore sia tranquillo, perché i bambini avvertono le tensioni. Se il pianto dovesse essere prolungato per diverse ore e non dovesse mai calmarsi, è meglio chiedere un consulto medico.
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