Il fascino di un’odalisca delle Mille e Una Notte, catapultata con l’immaginazione nelle periferie inglesi, per diventare un’icona pop. Appare così la donna immortalata nelle fotografie dall’artista marocchino Hassan Hajjaj, il “Warhol arabo”, che è in mostra fino a domani all’Aria Art Gallery di Firenze con Vogue Arabe. La mostra, che è stata prorogata per più di un mese, è stata realizzata in collaborazione con l’ambasciata del Marocco e Middle East Now.

Quando osservo le 12 fotografie di Hassan Hajjaji, per la prima volta in mostra Italia, mi viene in mente il libro Leggere Lolita a Teheran, quando la protagonista parla dello choc avuto alla vista delle ragazze diventare di botto a colori togliendosi il velo che le nascondeva. Qui le donne, amiche marocchine di Hassan, non sono svestite, ma sembrano essersi liberate dal peso dell’abito per vivere il lato più giocoso della moda. Posano tra le vie della loro città per mettere in risalto l’ironia e la bellezza dei loro abiti indossati con naturalezza e dando l’immagine di donne impertinenti e a tratti maliziose. Quanto di occidentale ci sia in questa visione è ben chiaro, ma il mix culturale è davvero interessante.

Vogue Arabe è la riproposizione in chiave marocchina del più noto giornale di moda, che Hassan Hajjaj ha scelto per confrontare la cultura dell’Oriente, delle sue origini e quella dell’Occidente, che l’ha adottato dall’età di 14 anni. Molti di questi abiti, sono stati realizzati direttamente dall’artista e alcuni sono anche in mostra. La passione per la moda è una prerogativa di Hassan Hajjaj che qualche anno fa ha anche creato una linea di moda rap. L’attenzione per l’inserimento dei grandi marchi internazionali creano un contrasto molto forte che ci porta lontano dall’abitudine di vederli esposti in contesti pubblicitari per collocarli in un contesto reale e di uso quotidiano. I colori degli abiti arabo-pop sono una folgorazione seducente che trasmette l’entusiasmo dell’artista per le proprie origini. Hassan Hajjaj, però, più occidentale che marocchino non può evitare di sentirsi sopraffatto dalla serialità del prodotto commerciale, non zuppa Campbell, ma i prodotti tipici della kasbah e oggetti di uso domestico che utilizza, riciclandoli, in simpatiche cornici pop. La cornice è resa parte integrante dell’immagine fotografica e mi ricorda l’idea di un disegno o delle tessere di un mosaico.

L’artista oggi è uno dei più quotati e le sue opere sono in collezioni famosissime come quella del Victoria Albert Museum.

Foto|Oltredimore e Aria Art Gallery

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ultimo aggiornamento: 22-06-2013