La fotografia rimanda ad eventi reali e metaforici, che guardano alla storia del nostro paese, ai simboli della nostra cultura millenaria e alle tracce contemporanee che la storia lascia sul suo percorso. Il paesaggio che fa da sfondo è l’opera di Alberto Burri: il Grande Cretto, realizzato nel 1988 dopo che la città di Gibellina, nella valle del Belice, fu rasa al suolo dal terremoto del 1968. In quell’anno furono le donne a trainare la vita e l’economia della città, in quanto gli uomini emigrarono in cerca di lavoro. A camminare, infatti, tra i cretti di una città silenziosa, sono state scelte da Marzia Migliora cinque donne che portano l’acqua in brocche antiche. La luminosità della foto in stampa lambda e la morbida, ma decisa sagoma di queste “portatrici d’acqua”, rimanda al contrasto di una terra come quella siciliana dominata da contrasti: acqua e fuoco, siccità e fertilità.

L’artista riassume nell’immagine il proprio modus lavorandi: la scelta della tecnica fotografica, primo strumento espressivo, la relazione tra individuo e ambiente esterno e la citazione testuale da cui fa nascere poetiche immagini. Il titolo Aqua Micans, infatti, è tratto dal romanzo “surrealista” Locus Solus di Raymond Roussel in cui l’acqua riportava in vita gli esseri umani. In questo caso Marzia Migliora ha riportato in vita la Gibellina sepolta, scegliendo come protagoniste le discendenti delle vittime del terremoto e mettendole in relazione con l’ambiente-simbolo del loro passato: all’interno dei cretti di 12 ettari, infatti, ci sono le macerie della città compattate e ricoperte da Burri da un’enorme colata di cemento.

L’intensità dell’opera di Burri sta nella percezione di un percorso di smarrimento, della riflessione sul senso di perdita, a cui Marzia Migliora sovrappone il significato di rinascita. Per la giornata del contemporaneo nessuna immagine avrebbe potuto meglio rappresentare la promozione di un”‘economia informale” che sorregga l’arte su nuove leggi e slanci, simboleggiati dall’acqua, che guardi al futuro ma che sappia costruire il contemporaneo dallo stesso istinto primordiale di “tenere in vita”, di conservare delle nostre società matriarcali.

Foto| Courtesy of Amaci

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ultimo aggiornamento: 18-07-2013