Zola, lo scrittore amico dei pittori, seppe difendere a spada tratta quegli autori che furono durante la sua epoca, coraggiosi portatori di un nuovo modo di far arte, ben lontano dagli accademismi classici e proprio per questo strenuamente rifiutato dal pubblico e dalla critica fino alla sua difficile affermazione. Émile Zola, scrittore e giornalista, in origine amico di gioventù di Cézanne, manifestò un precoce interesse per la pittura che lo portò a mettere la sua abile penna al servizio di molti artisti, con un riguardo particolare per quelli rifiutati. Prova ne sono alcuni testi di commento, destinati a trasmettere le potenzialità di opere diventate celebri, ma anche articoli, come quello, pubblicato sulle colonne de “l’Événement illustré” del 10 maggio 1868, del quale vi riportiamo un estratto (in libera traduzione) dedicato alla mitica Olympia di Manet, attualmente in mostra al Palazzo Ducale di Venezia.

Nel 1865, Edouard Manet è nuovamente ricevuto al Salon; vi espone un Cristo insultato dai soldati e il suo capolavoro, la sua Olympia. Ho detto capolavoro e non ritiro la parola. Pretendo che questa tela sia davvero la carne e il sangue del pittore. Lo contiene interamente e non contiene che lui. Resterà l’opera caratterizzante del suo talento, come il segno più elevato della sua potenza. Ho letto in lei la personalità d’Édouard Manet e, quando ho analizzato il temperamento dell’artista, avevo davanti agli occhi solo questa tela, che racchiude tutte le altre.

Sono parole d’elogio le sue, ma anche di difesa, volte a sostenere l’eccezionalità di un quadro che disturbava molti contemporanei, scandendo un accorato appello che, otre ad invitare gli amanti d’arte a rivedere la ridotta e codificata palette dei canoni estetici, ne solleticava nel profondo lo spirito.

Nell’immagine l’Olympia, Édouard Manet, 1863, olio su tela, 130 × 190 cm, da commons.wikimedia.org

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ultimo aggiornamento: 17-08-2013