Reshma Chhiba, da sempre interessata alla tematica sulla sessualità femminile ha scardinato i tabù sull’
all’organo genitale della donna, in una città dove si registra un altissimo numero di aggressioni ogni anno.

E’una vagina che urla all’interno di uno spazio che una volta conteneva le donne maltrattate, è una rivolta contro questo spazio.

L’artista, nata nel 1983 a Johannesburg ha così riassunto il concetto cardine della sua installazione realizzata nell’ex carcere femminile della città del Sud Africa. Lo Yoni, è l’organo sessuale femminile che Reshma Chhiba rappresenta concettualmente come un ampio antro rosso di 12 metri. All’interno i suoni di risate e urla accompagnano il percorso del visitatore, che deve entrare scalzo all’interno del corridoio, come in un tempio sacro per un walk-in artistico. Diversi materiali come acrilico e lana sono utilizzati dall’artista per rendere più realistica e provocatoria l’opera. Simbolo di energia vitale l’antro rosso simboleggia la nascita, la casa, il riposo e la fertilità. Pare non abbia apprezzato il messaggio una guardia giurata del carcere che educata in modo tradizionale, l’ha ritenuta eccessiva e di pessimo gusto.
Il carcere, nella zona centrale di Johannesburg risale al 1892 ed è stata la prigione di Winnie Madikizela-Mandela, ex moglie di Nelson Mandela nel 1958, quando fu imprigionata per aver protestato contro l’apartheid e di nuovo nel 1976. Un luogo dalla forte connotazione sociale scelto dall’artista per suggerire con la Yoni modelli alternativi di pensiero in una cultura patriarcale che ha nascosto alla consapevolezza pubblica il corpo femminile.

Reshma Chhiba si ispira alla religione indù rappresentando spesso miti e leggende che ridefiniscono in chiave contemporanea il ruolo e la percezione sacra del corpo. Insegnante di danza classica indiana ha sempre dato grande rilievo al suono che utilizza in base al messaggio artistico: in un video senza titolo dal 2003 fonde la grammatica della danza classica indiana tradizionale con il linguaggio dei segni per raccontare la violenza sulle donne. Non c’è suono, si deve leggere la grammatica dei loro corpi. Vincitrice del Premio Martiennsen nel 2003, è stata selezionata dall’Istituto Goethe per lavorare come mediatrice a Documenta12, a Kassel, Germania.

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ultimo aggiornamento: 31-08-2013