Preziosissime, eccessive al limite del Kitsch, ierariche come icone bizantine le donne di Nina Surel sembrano uscire da una scenografia del passato che l’immaginazione contemporanea ha manipolato per enfatizzarla. A Nina Surel la fotografia non basta e agisce sull’immagine applicando oggetti di porcellana, bottoni, gioielli, stoffe e merletti, e fissando con una resina trasparente questi assemblaggi. Chi la reputa una stilista, chi una scenografa e chi una fotografa, sicuramente l’artista nata a Buenos Aires sa usare ogni mezzo espressivo per comunicare “la musica dei sensi”. Di musica dei sensi parlava pure Yeats nel romanzo Navigando verso Bisanzio da cui è stato preso in prestito il titolo della mostra: rapiti dai sensi i giovani trascurano, appunto i “monumenti senza tempo”.

Eccessivi e minuziosi gli abiti, ma la donna? La donna appare chiusa nella sua iconografia da fiaba, icona di una personalità che si vuole rispecchiare spesso nel suo doppio, riconoscibile nei tratti di una madonna, altre volte nelle sembianze della protagonista di un romanzo di Jane Austen o di una tragedia di Shakespeare. C’è sempre qualcosa di misterioso e decadente nel loro volto ieriatico, fisso e inespressivo, che guarda l’osservatore. La tensione psicologica sembra pronta ad esplodere appena noi giriamo l’angolo. Gli abiti fin troppo pesanti, distolgono l’attenzione da qualcosa,che riusciamo a percepire, ma non afferrare. I loro desideri inconsci diventano una messa in scena dai mille esiti.

Si ha l’impressione di una silenziosa lotta tra conscio e inconscio di donne bloccate nella loro sensualità.

Foto| Nina Surel

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ultimo aggiornamento: 11-10-2013