Nell’Italia dei musei chiusi per mancanza di personale, l’Italia dei ripetuti crolli nel sito archeologico di Pompei, sappiamo con certezza quale posto è relegato alla poesia, l’ultimo. Pratica letteraria poco frequentata dalle masse, la poesia viene spesso relegata all’interno di vecchi e polverosi circoli culturali e viene necessariamente etichettata come genere di nicchia. La poesia come ‘cosa viva’ però ha un’importante valore salvifico per gli uomini e le loro comunità, li aiuta a rinnovare il linguaggio e ad attraversare tempi bui. Arrivando persino ad indirizzare gli ideali dei politici.
Questo preambolo per introdurci ad un altro piccolo grande caso italiano di scarso rispetto verso la cultura. A Milano la casa museo di Alda Merini, la poetessa dei Navigli, è chiusa. Inaugurata il 21 giugno 2011, è stata chiusa il 2 settembre 2013. La giunta di Giuliano Pisapia si scusa con un classico “a causa di mancato bilancio, non può proseguire il mantenimento della Casa della Poesia“, ma dietro alla serrata ci sarebbero problemi di altra natura. Se il museo fa pochi visitatori, il museo chiude, questa la litania che sentiamo sempre più spesso snocciolare da sedicenti politici che spesso si dimostrano assolutamente ciechi di fronte alla particolarità del nostro patrimonio culturale. Diversi musei pubblici in Italia infatti spesso si trovano a dover contare sul lavoro di personale sottopagato e sulla disponibilità di volontari e stagisti. Con queste forze però si riesce a malapena a mantenere in buono stato le collezioni, ad ordinarle e preservarle. Per fare mostre, per fare promozione, per comunicare le attività del museo e coinvolgere un pubblico più vasto rispetto a quello degli addetti ai lavori, ci vogliono però le risorse. Ci vogliono risorse per fare visite guidate ed appassionare i ragazzi delle scuole, risorse per programmare con largo anticipo uno scambio culturale o un prestito con un altro museo.
Ecco perché la questione del museo Alda Merini nella ex-tabaccheria di via Magolfa – vicino a dove la stessa poetessa risiedeva, non si può liquidare con la ‘mancanza di visitatori‘.
Gli appelli lanciati a mezzo stampa ed in rete (qui la petizione da firmare) dalle stesse figlie di Alda, Barbara ed Emanuela Carniti stanno cominciando a smuovere qualcosa. Il Ministro della Cultura Massimo Bray, ma anche il Presidente della Commissione Cultura a Palazzo Madama, Andrea Marcucci, si sono dichiarati preoccupati e da Palazzo Marino hanno messo le mani avanti sostenendo di avere “già un progetto per il futuro”. Cosa bolle in pentola? L’idea del Comune di Milano sarebbe quella di “assegnare gli spazi a una associazione o a una rete di associazioni che tengano viva la memoria di Merini aprendo il museo e svolgendo, nelle altre stanze, attività culturali, corsi e seminari”.

Il volume del canto mi innamora:
come vorrei io invadere la terra
con i miei carmi e che tremasse tutta
sotto la poesia della canzone.
Io semino parole, sono accorta
seminatrice delle magre zolle
e pur qualcuno si alza ad ascoltarmi,
uno che il canto l’ha nel cuore chiuso
e che per tratti a me svolge la spola
della sua gaudente fantasia

Alda Merini, “Il volume del canto”, 1979

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ultimo aggiornamento: 22-10-2013