Transiti è una mostra ‘a quattro mani’, che racconta la lunga storia dell’amicizia fra il maestro viareggino e lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia.
Dall’amicizia si parte e all’amicizia si arriva, perché quella tra Francesconi e Sciascia, prima di essere una liason artistica, è una profonda connessione d’anime. Due persone che si conoscono nel 1970 a Palermo, unite da un naturale sentimento di discrezione, due artisti spesso restii a crogiolarsi sotto i riflettori della mondanità più spicciola. Entrambi però segnati da una grande passione civile, da un’umana tensione alla ricerca del vero.
Mario Francesconi ha attraversato cinquant’anni di arte contemporanea senza mai montarsi la testa. Un autore che non si lascia imbrigliare facilmente nei recinti di qualche categoria artistica. Il suo gesto è infatti essenziale e diretto, mai superficiale. Ritrattista sui generis, Francesconi compone singolari opere su carta incollando, stratificando, manipolando. In questo caso il protagonista è Leonardo Sciascia, lo scrittore di Racalmuto appare nelle molteplici sfaccettature della propria personalità. Ma ad emergere è anche l’occhio attento, ammirato, del pittore, dell’amico.
Nelle parole dello storico dell’arte Luigi Cavallo

“l’opera diventa un pretesto di sconfinamento dove non è necessariamente l’osservatore a guardare il ritratto, ma il soggetto raffigurato a osservare lo spettatore, lanciandolo, attraverso l’uso del chiaroscuro dal ritmo anti-armonico, nel turbinio delle verità sciasciane”.

A livello artistico Francesconi coglie il lascito – la libertà espressiva, di certe avanguardie del primonovecento, componendo però un linguaggio personale. La fotografia, la scrittura, il disegno, il collage, il frammento, non sono tecniche a cui attenersi rigidamente, ma singoli elementi che si compenetrano. La stessa dimensionalità tipica del quadro, della cornice, lasciano il posto al foglio, alla cornice di carta, e quindi quasi in modo naturale i suoi lavori vanno a comporsi dentro la forma di un libro d’artista. Forse è proprio per questa ragione che visitare una mostra di Mario Francesconi è un po’ come entrare dentro il suo studio, sentire l’odore dei colori, sfogliare le pagine del suo blocco per gli schizzi, ripercorrere i suoi processi mentali.
È stato dunque lo stesso Francesconi a curare l’allestimento della mostra, che dopo Milano (fino al 31 gennaio 2014) toccherà anche Palermo (15 marzo – 30 aprile 2014, Fondazione Giuseppe Whitaker). Alle due città si unisce simbolicamente nel battesimo della mostra anche Firenze, grazie al contributo del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux.

Transiti – opere di Mario Francesconi

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ultimo aggiornamento: 18-11-2013