La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Roma presenteranno alla Galleria Borghese Giacometti. La scultura. Inizialmente prevista dal 4 Dicembre fino all’11 Marzo 2014, da oggi siamo tutti in attesa di nuove date. In mostra ci saranno 40 opere di Alberto Giacometti, tra cui Femme qui marche II (1936), Buste de Diego (1954), record di questo Novembre della Sotheby’s e Femme de Venise V (1956); non solo: i disegni completeranno la retrospettiva, che si preannuncia la più importante, mai realizzata su Giacometti.

Osservare Giacometti in dialogo con le sculture antiche che la villa Pinciana conserva, è come scoprire l'”anello mancante” della tradizione statuaria e il confronto con le opere di Gian Lorenzo Bernini è sicuramente il più interessante. Le famose sculture in marmo del 1624 ca. di Enea e Anchise, del Ratto di Proserpina, del David e di Apollo e Dafne, realizzate per il cardinale Scipione Borghese e quelle di Giacometti sono la massima espressione di due epoche differenti. Bernini da fedele rappresentante del Barocco, condensa il più possibile l’espressione del movimento e sembra non via sia nessuno dopo di lui che abbia saputo esprimere così la morbidezza della carne e nello stesso tempo il senso del dramma. Bernini ha saputo catturare noi osservatori nel vortice del movimento dei soggetti che dominano lo spazio, senza risparmiarci nessun dettaglio anatomico. Tanto che l’esperienza visiva cede il posto al desiderio tattile.

Giacometti invece meno sicuro di sè di Bernini, è stato combattuto tra scultura, pittura e disegno. Sceglie la scultura, si, ma proprio per l’incapacità di afferrarla completamente. La sfida è sia di fronte alle nuove mode astrattiste dell’arte, sia verso se stesso e la propria percezione del mondo. Dopo l’esperienza surrealista, che gli permetteva di scolpire a memoria basandosi sull’inconscio, Giacometti decide di ricorrere al vero, prediligendo la figura umana. Se per Bernini il dramma è dato dalla concitazione della scena scolpita, per l’artista novecentesco, il dramma è espresso nel materiale che predilige (il friabile gesso) non levigato, come quello di Bernini, ma corroso, sul punto di sciogliersi e scomparire per sempre.

Il movimento è solo apparente: infatti ne La Donna che Cammina del 1936 Giacometti inizia una ricerca che lo porterà a concepire il movimento come un insieme di momenti statici e lo spazio non più spazio, ma vuoto; il vuoto esistenziale che ha segnato il secolo. E voi, chi dei due scultori sentite più vicino?

Foto| Galleria Borghese e Sotheby’s

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ultimo aggiornamento: 02-12-2013