L’esposizione allestita presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, che avrebbe dovuto chiudere le porte al pubblico il 5 gennaio scorso, sarà infatti visitabile ancora per qualche settimana, con tanto di visite introduttive incluse nel prezzo del biglietto a cura del personale museale (su due turni giornalieri il mattino alle 11.30 e il pomeriggio alle 16.30) e senza prenotazione, gli interessati potranno ritrovarsi direttamente agli orari indicati nella Sala delle Nicchie.
Il percorso è incentrato su uno dei più significativi dipinti delle collezioni medicee, l’Allegoria della Pazienza, oggi conservato nella Sala di Prometeo, un’opera dalla storia piuttosto complicata. Assegnata al Parmigianino negli inventari di Palazzo Pitti, pur essendo catalogata nelle prime guide del museo sotto il nome di Francesco Salviati, è stata poi attribuita a Girolamo Siciolante da Federico Zeri ed è oggi riconosciuta come frutto di collaborazione tra Giorgio Vasari e lo spagnolo Gaspar Becerra. Anche la sua vicenda collezionistica è complessa, e coinvolge il cardinale Leopoldo de’ Medici e alcuni importanti personaggi legati alla corte toscana e allo stesso Vasari.

Collage da sx Pietro Mancion (Petar Mančun) (Dubrovnik, 1803 - Roma, 1888) su disegno di Francesco Floridi (Roma, 1805 - 1864) Allegoria della Pazienza 1837 ca Acquaforte, matrice mm 350 × 200 Firenze, Biblioteca degli Uffizi e dx Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 - Firenze, 1574) Allegoria della Pazienza Olio su tavola, cm 35 × 24,5 Firenze, Galleria degli Uffizi

Dal committente Bernardetto Minerbetti, vescovo di Arezzo e ambasciatore di Cosimo I, fine letterato e patrono dell’Accademia degli Umidi, a chiedere all’aretino, un dipinto che rappresentasse in modo nuovo ed emblematico la virtù principale del suo carattere, ovvero la Pazienza.

Vasari accetterà, proponendo al suo committente un’invenzione ispirata alla statuaria antica, arricchita da un raffinato repertorio simbolico allusivo al tempo e alla vita umana. E così prende corpo l’invenzione di una giovane donna avvinta da una catena ad una roccia, attende pazientemente che dal vaso ad acqua sgorghino le gocce necessarie a corrodere la pietra restituendole la libertà.

Un motivo iconografico dalla genesi complessa la cui fama giungerà ben oltre i confini di Firenze, ispirando un’analoga commissione da parte del duca Ercole II d’Este a Camillo Filippi, destinata alla “Camera della Pazienza”, nella torre di Santa Caterina del castello ferrarese, riportata anche nel verso di una celebre medaglia eseguita da Pompeo Leoni nel 1554, sul basamento di un suo busto scolpito da Prospero Sogari Spani e in una serie di monete coniate dalla zecca di Ferrara alle quali si aggiungono una grande tavola proveniente dall’Accademia di Venezia e la piccola tavoletta degli Uffizi, nota erroneamente come Artemisia che piange Mausolo, oltre ad alcuni disegni e incisioni del Gabinetto Disegni e stampe di Firenze e del del Cabinet del Dessins du Louvre. Versioni ulteriori, variazioni sul tema che partecipano del percorso legato all’opera e curato da Anna Bisceglia.

“Giorgio Vasari e l’Allegoria della Pazienza”
Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze
fino al 9 febbraio 2014

Via | polomuseale.firenze.it

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 08-01-2014